19a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Ef 4,23-28;   Mt 22,1-14)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 30 settembre 2018

Gli invitati al banchetto di nozze che non vollero andarvi, non sapevano che cosa si perdevano! Quello era un banchetto di nozze, e non un pranzo o una cena comune; era il banchetto di nozze organizzato da un re, e non da una persona qualsiasi del popolo; organizzato per le nozze del figlio del re, l’erede al trono, non per una festa di prassi. Immaginiamo come doveva essere quel banchetto, quanto ricco, quanto ben preparato, con quante portate gustose e abbondanti servite da servi in livrea, e con l’accompagnamento di musica e danze… Ma quegli invitati non vollero andarvi, preferirono i loro affari; non sapevano che cosa si perdevano!

Conosciamo la realtà a cui Gesù si riferiva raccontando quella parabola e adoperando quell’immagine: era il regno dei cieli, cioè l’amicizia e la comunione con Dio; erano i beni del cielo. Il mondo cerca la felicità, e si asside a mille mense e a mille banchetti; si nutre di mille cibi e di mille pietanze, non sempre buone, nutrienti e sazianti; spesso avariate e avvelenate, o -per lo meno- non capaci di colmare davvero la fame e la sete di verità, di gioia e di senso del vivere. Già in antico il Signore, per mezzo del profeta Isaia, avvertiva: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia?” E invitava: “Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite e a me, ascoltate e voi vivrete” (Is 55,2-3).

Il mondo non sa cosa si perde a non cercare Dio, a non accogliere il suo invito a nozze, a non instaurare un profondo rapporto con lui! L’uomo del mondo bada ai propri affari, e non trova pace, non trova serenità; trova grande fatica, frustrazione e insoddisfazione. Quanto nervosismo e quanto senso di vuoto in molte persone!

Il credente, invece, trova in Dio pascoli ubertosi e fiorenti. Trova in Dio un pastore, un padre. Trova in Dio una roccia ferma e stabile per sempre, trova in lui un mare di misericordia. Trova in Dio un vento che lo spinge sempre avanti nella vita e nel bene; trova una legge che lo consiglia e lo trattiene dall’errore e dai burroni. Il credente sperimenta in Dio un’acqua viva, una sorgente luminosa, una presenza amorosa, una salvezza che lo pervade tutto, anima e corpo. In Dio  trova la pace, la serenità il conforto, la letizia, la sicurezza, la speranza di una vita beata, un giorno.

Non sa cosa si perde colui che non accoglie l’invito a nozze del Signore! E non sappiamo cosa perdiamo anche noi qualora non ascoltassimo una buona ispirazione dello Spirito Santo, qualora per pigrizia trascurassimo la preghiera e di dare tempo a Dio; qualora ci staccassimo coscientemente e volontariamente dalla sua volontà. “Il mio bene è stare vicino a Dio”, dice il salmo (Sal 72,28). E san Paolo pregava così per i suoi cristiani: “Non cesso di ricordarvi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi delle vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti” (Ef 1,16-19).

Noi non vogliamo essere stolti come gli invitati alle nozze di cui ci ha raccontato la parabola e che non accolsero l’invito del re; non vogliamo perdere la grande ricchezza, il tesoro straordinario, che sono i beni di Dio, e che è Dio stesso. Ci assideremo alla sua mensa, al suo banchetto, per avere grazia e gioia in questa vita, e felicità piena ed eterna in paradiso.

don Giovanni Unterberger

 

 

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