4a domenica dopo l’Epifania (forma straordinaria)

William Turner – The Shipwreck – 1805

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(Rm 13.8-10;   Mt 8,23-27)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 3 febbraio 2019

Che grazia avere Gesù con sé! Avere Gesù nella barca della propria vita, delle proprie giornate! Il lago di Genezareth era sconvolto da una furiosa tempesta di vento; le onde si erano fatte grosse, violente; gli apostoli, gente del lago (Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni erano pescatori), non riuscivano più a dominare la situazione, si sentirono in pericolo: “Salvaci, Signore, siamo perduti!”, gridarono impauriti. Gesù si svegliò, sgridò i venti, placò le onde; e rimproverò gli apostoli di avere poca fede: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”, disse. Sorprende il rimprovero di Gesù; gli apostoli non avrebbero dovuto avere paura del lago in tempesta; non avrebbero dovuto avere paura, benché Gesù dormisse. Lo avevano con sé, nella barca.

“Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20); Gesù è con noi tutti i giorni. Il primo pensiero che dovremmo abituarci a formulare al mattino, appena svegli, dovrebbe essere questo: ‘Gesù oggi è con me; anche oggi egli è con me, non sarò solo’. Questa certezza dovrebbe rafforzarsi in noi sempre di più; la certezza della sua presenza dovrebbe entrarci nella carne, in ogni fibra del nostro essere, così da renderci sicuri di lui come siamo sicuri dell’aria che respiriamo, del sole che illumina la giornata, delle persone che abbiamo accanto. Gesù è con noi!

E’ vero, molte volte non lo percepiamo agire; anzi, il più delle volte ci può sembrare che dorma, ma egli è con noi. Gli apostoli quel giorno svegliarono Gesù, ma era piuttosto la loro fede che aveva bisogno di essere risvegliata. E Gesù cercò di risvegliare quella loro fede poca e fragile: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”.

La nostra fede! Com’è la nostra fede? A intermittenza? debole? incerta? incapace di toglierci la paura di andare a fondo, vinti dalle tempeste, dalle difficoltà, dai problemi, dalle sofferenze della vita? Egli è con noi!

Qualche giorno fa, lo scorso 29 gennaio 2019, si è finalmente conclusa la terribile prova di Asia Bibi, la giovane donna cristiana del Pakistan, madre di cinque figli, ingiustamente accusata da un gruppo di musulmani di blasfemia contro Maometto. Asia Bibi fu incarcerata nel 2009; nel 2010 venne condannata a morte; la sentenza di pena capitale fu confermata da un secondo tribunale nel 2014. Lo scorso 31 ottobre 2018 finalmente venne assolta e liberata, ma tenuta in una località sconosciuta, perché fosse al sicuro da attentati da parte di musulmani fondamentalisti. Martedì scorso, 29 gennaio, la Corte suprema del Pakistan, rigettando la richiesta di revisione della sentenza assolutoria, concesse ad Asia Bibi la facoltà di muoversi liberamente ed anche di espatriare, cosa che ella pensa di fare per mettere al sicuro sé e la propria famiglia.

Nove anni di ingiusto carcere, lontana dalla famiglia, in condizioni igieniche precarie, con gravi sofferenze psicologiche e morali. Ai membri di una delegazione che andò a visitarla confidò: “In un primo momento vivevo frustrazione, rabbia, aggressività; poi, grazie alla fede, dopo aver digiunato e pregato, le cose sono cambiate in me: ho già perdonato chi mi ha accusato di blasfemia”. Come avrebbe potuto fare Asia Bibi senza Gesù? come avrebbe potuto sopportare una prova così dura? Non fu gratificata e sostenuta da visioni e apparizioni, ma ebbe fede, una grande fede! Sapeva e credeva in Gesù presente nella sua cella, nella ‘barca’ della sua vita.

Fede, ecco ciò che chiediamo anche noi per noi; fede e certezza che il Signore è  ‘presente’, è il sempre ‘Presente’.

don Giovanni Unterberger

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