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(Gl 2,12-19; Mt 16-21)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 6 marzo 2019
La Chiesa, buona madre, non ha paura di proporci, come fa oggi con questa liturgia, un rito severo: ci impone sul capo della cenere. E accompagna il gesto del sacerdote con parole forti: “Ricordati, uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai”.
La Chiesa sa, e lo ricorda spesso ai suoi fedeli, che il destino ultimo dell’uomo non è rimanere nella polvere; c’è la risurrezione, per l’uomo; c’è la vita eterna. Ma è quanto mai salutare che la creatura si ricordi di essere ‘creatura’, e non si atteggi a ‘dio’; non s’inebri di se stessa fino a perdere il senso della realtà.
L’uomo è fragile; è fragilità fisica, ed è fragilità morale. Riconoscere i propri limiti, avere consapevolezza della propria povertà non è solo sapienza, ma è semplice presa di coscienza delle cose come sono. Il rito di oggi ci vuole educare ad una virtù tanto importante e tanto necessaria: l’umiltà.
Umiltà che non è disprezzo di sé, ma è verità; verità che non deve portare allo scoraggiamento, ma spingere a cercare il Signore, che è Colui che può venire incontro alla nostra povertà, sanarla e arricchirla con la sua grazia, col suo dono, col suo amore.
Ci sta davanti la Quaresima, tempo dei ‘poveri’ che cercano il Signore; tempo di preghiera e di penitenza; tempo di fondamento stabile di sé in Dio. La vorremo vivere bene.
don Giovanni Unterberger