4^ domenica di Quaresima (forma straordinaria)

Tintoretto – Il miracolo dei pani e dei pesci – 1545-50

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( Gal 4,22-31;   Gv 6,1-15)

Belluno, chiesa di S. Pietro, 31 marzo 2019

Gesù, quel giorno, si prese cura della gente. Gesù era uno che si prendeva cura. Si prese cura del lebbroso, del sordomuto, del cieco, del paralitico, dell’emorroissa, della vedova di Naim e di suo figlio; del vino mancante alla festa di nozze; del pane e dei pesci per la folla. Gesù era uno che si prendeva cura, segno e manifestazione di Dio, un Dio che si prende cura dell’uomo.

Dio si prende cura dell’uomo; ce lo dice tutta la Bibbia. Citiamo qualche passo:

“La mia vigna deliziosa: io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata io ne ho cura notte e giorno. Vi fossero rovi e pruni, io muoverei loro guerra, li brucerei tutti insieme. Voi siete la mia vigna, o israeliti” (Is 27,2-4).

“Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chi è caduto; è vicino a chi ha il cuore ferito” (Sal 145,14; Sal 24,19).

“Ascoltatemi, voi tutti, superstiti della casa di Israele; voi, portati da me fin dal seno materno, sorretti fin dalla nascita. Fino alla vostra vecchiaia io sarò sempre lo stesso, io vi porterò fino alla canizie. Come ho già fatto, così io vi sosterrò, vi porterò e vi salverò” (Is 46,3-4).

“Io nutro per voi progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e io vi esaudirò, mi cercherete e mi lascerò trovare, cambierò in meglio la vostra sorte” (Ger 29,11-14).

“Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il bene, che ti guido per la strada su cui devi andare” (Is 48,17).

Dio è il Dio che si è preso cura di noi fino a venirci lui stesso, in persona, a cercare e a trovare; noi, pecorella smarrita e perduta, facendosi uomo egli stesso, e condividendo tutto di noi e con noi, da ‘buon samaritano’, che versa, sempre pronto, vino e olio sulle nostre piaghe causateci dalla vita (cfr Lc 10,33-34). Può succedere che passiamo periodi di aridità spirituale e di buio, e che Dio ci sembri lontano e assente, ed egli invece ci è vicino; può capitare che ci sentiamo abbandonati, ma abbandonati non siamo; egli ha detto: “Può forse una donna dimenticarsi del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io non ti dimenticherò mai” (Is 49,15).

Abbiamo bisogno di fede, di fede che ci renda certi e sicuri che siamo sotto uno sguardo buono; nelle mani di un Padre; che possiamo sentirci ‘bimbi svezzati in braccio alla madre’, come dice il salmo (Sal 131,2), e stare quindi sereni e fiduciosi, tranquilli, in Dio. Gesù, quel giorno, moltiplicò i pani e i pesci per la folla, si prese cura di quella gente.

Il Signore non ci ha lanciati nel mondo per poi disinteressarsi di noi; noi siamo in cima ai suoi pensieri e nel suo cuore; egli ha cura dei sette miliardi di uomini che vivono sulla terra, e non solo degli uomini, ma anche dei fiori, degli uccelli e di ogni altra creatura; dell’intero universo. Egli è soltanto ‘cura’. Signore, aumenta la nostra fede!

don Giovanni Unterberger

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