Venerdì Santo

Giotto – Crocifissione – 1304

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(Is 52,13 – 53,12;   Ebr 4,14-16; 5,7-9;   Gv 18,1  –  19,42)

19 aprile 2019

Un’antica lauda dei secoli XIII-XIV, cantata dal popolo cristiano nel giorno di Venerdì santo, diceva:

“Tu mi guardi dalla croce questa sera, mio Signor,

ed intanto la tua voce mi sussurra: ‘Dammi il cuor’.

Questo cuore sempre ingrato oh, comprenda il tuo dolor,

e dal sonno del peccato lo risvegli, alfin, l’amor.

Madre afflitta, tristi giorni ho trascorso nell’error;

madre buona, fa’ ch’io torni lacrimando al Salvator”.

L’evangelista Giovanni -l’abbiamo ora sentito- ci ha detto, indicando Gesù in croce: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Noi in questo giorno -più di sempre- guardiamo al Cristo morto per noi. Lo guardiamo con un misto di pentimento, di riconoscenza e di affetto. Ci pentiamo dei nostri peccati.

Un canto che i nostri vecchi cantavano nella processione del Venerdì santo diceva: “Peccati non più, peccati non più: son tanti coltelli al cuor di Gesù”. I nostri peccati hanno causato la croce di Cristo; le nostre colpe hanno reso più pesante il suo patibolo; hanno concorso a far agonizzare il Signore nell’Orto degli ulivi; hanno rigato di sangue il suo corpo martoriato, ferito e piagato all’inverosimile.

Noi -e non solo i Giudei di allora a Gerusalemme- abbiamo gridato: “Via, via, crocifiggilo!” ogni volta che abbiamo peccato, ogni volta che gli abbiamo voltato le spalle, ogni volta che l’abbiamo offeso. Perché tanta disinvoltura nel peccare? Perché tanta leggerezza? Perché peccare e non pensare che i nostri peccati piantano chiodi nel corpo di Cristo, gli squarciano il cuore? Non si fermano a noi i nostri peccati, e non arrivano solo ai fratelli, alle persone che offendiamo, ma arrivano a colpire Gesù, arrivano al suo cuore e alle sue sante membra. E’ cosa tremenda il peccato! La croce ce lo dice. Allora, davvero peccati non più, peccati non più, non altri coltelli al cuor di Gesù!

“Tu mi guardi dalla croce questa sera, mio Signor”. Non solo volgiamo noi il nostro sguardo a Gesù in croce, ma anche lui, dalla croce, volge il suo sguardo su di noi, e ci guarda. Ci guarda e ci parla. Dalle sue labbra escono parole di perdono, di bontà, di misericordia e di compassione. Lui ha compassione di noi; di noi perduti, di noi sbandati, di noi feriti, di noi ingannati da Satana, di noi gettati nel fango.

E ci dice, ci sussurra: “Dammi il tuo cuore, dammi il tuo cuore! Aprilo a me, stabiliscilo in me, fa’ che esso sia un cuore per il mio cuore; il mio -tu lo sai- è per te. Non puoi dire che io non ti abbia amato e non ti ami; non ho forse fatto molto per te? Amami, dammi il tuo cuore!”

E’ la richiesta di chi ha amato e chiede di essere corrisposto in amore. “Dio è amore” (1Gv 4,8) e potrebbe restare senza il nostro amore…. Ciò non accada!

don Giovanni Unterberger

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