Lunedì di Pasqua

Paolo Veronese – Cena a Emmaus – 1560

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(Lc 24,13-35)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 22 aprile 2019

Tristi senza Gesù, lieti con Gesù. I due discepoli di Emmaus passarono dalla tristezza alla gioia grazie al misterioso viandante che si unì a loro nel cammino. Dalla tristezza alla gioia: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi e ci spiegava le Scritture?”, si dissero l’un l’altro.

Se Gesù conversa con noi, noi non rimaniamo nella tristezza: la sua parola e la sua presenza, la sua compagnia, sono fonte e sorgente di serenità, di consolazione, di fiducia. Anche nelle difficoltà. Ci sono tristezze che solo il Signore sa dissipare.

E’ significativo il particolare notato dall’evangelista che dice: “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano”. Al che i due discepoli gli dissero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. E Gesù si fermò.

Ma volle essere trattenuto, volle essere desiderato. Gesù si concede all’anima dell’uomo volentieri; è suo desiderio ardente concedersi all’anima! ma vuole essere desiderato, ha bisogno di essere desiderato; perché solo se desiderato, c’è spazio per lui nell’anima dell’uomo, ed egli le si può donare.

Allora ecco la cosa che ci spetta di fare: desiderare il Signore: ‘Resta con noi, Signore; resta con me!’

don Giovanni Unterberger

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