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(Is 58,7-10: 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16)
Duomo di Belluno, 9 febbraio 2020
Il ‘Corriere della sera’ del 3 febbraio scorso riportava la notizia di un uomo di Cassola nel vicentino, di 45 anni, affetto dalla nascita da distrofia facio-scapolo-omerale che lo avrebbe portato a non poter più masticare né parlare, e che aveva già contattato una clinica in Svizzera per l’eutanasia. Gli capitò, lo scorso novembre, di essere vittima di un furto in casa, furto che lo spinse ad uno sfogo sul ‘Giornale di Vicenza’ in cui descrisse anche la sua situazione di malato. La notizia fece il giro del web, ed egli si trovò rapidamente con 1.500 ‘amici’, che non si sono rivelati solo virtuali, ma che lo hanno invitato a pranzo, a un concerto, uno addirittura a casa sua il giorno di Natale. In seguito scrisse: “Questo cordone d’affetto mi ha aiutato a fare un grande passo: desiderare di vivere ancora; con la presenza e la vicinanza di persone buone, è molto meglio vivere che morire”. Miracolo della carità!
Davvero noi non riusciamo ad avvertire e a cogliere sempre tutto il bene che fa anche un piccolo gesto di carità: che cosa produce nell’animo di un malato all’ospedale una visita anche breve che gli viene fatta? Che sollievo porta a una persona che ha il cuore gonfio di preoccupazioni il trovare chi è capace di ascoltarla e di donarle del tempo? Che cosa opera anche solo una parola d’incoraggiamento a chi è nella difficoltà e nella prova, o un piccolo aiuto materiale a chi è nel bisogno? Probabilmente più di quanto pensiamo…
La Parola di Dio che abbiamo sentito ci esorta con forza alla carità. Ci dice che la carità è il vero sale che dà sapore alla vita, sia alla vita di chi la esercita, che di chi la riceve; ci dice che la carità è la luce che illumina e rende luminosa la persona che dona carità, e insieme è luce di consolazione e di conforto a chi ne è oggetto. Sale e luce; quanto bisogno ha il mondo di questo sale e di questa luce! Papa Francesco ebbe e dire: “La più grande carestia è quella della carità: servono persone con occhi rinnovati dall’amore e sguardi che infondono speranza”.
“Il digiuno che io desidero -ci ha detto Dio nella prima lettura- è dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo”. E Dio ci spinge a vivere la carità aiutandoci con una grande promessa: “Invocherai il Signore ed egli ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!”. Il Signore non si sottrarrà alle preghiere di chi lo serve e lo soccorre nei poveri: gli si farà presente nel momento del bisogno. E non mancherà di ricompensare. Dice il libro dei Proverbi: “Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore, che gli ripagherà la buona azione” (Pr 19,17). Certamente i prestiti che Dio riceve, egli li onorerà; e li onorerà con la liberalità e la generosità propria di un Dio! E l’apostolo Pietro, dal canto suo, nella sua prima lettera esorta: “Vivete tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati” (1Pt 4,8). Una persona tempo fa mi disse -e la cosa mi colpì-: “Ogni volta che io commetto un peccato un po’ grosso, cerco subito un povero da aiutare; e se non lo trovo, faccio una donazione alla Caritas o a un Istituto di beneficenza, o cerco di rendermi utile a qualcuno, perché la carità copra e mi ottenga il perdono del mio peccato”.
San Tommaso d’Aquino, il grande teologo autore della ‘Summa theologica’, nel suo trattato sulle virtù, definisce la carità ‘la regina delle virtù’; e, d’altra parte, la Sacra Scrittura dice; “pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10). E, lo sappiamo: è sull’amore che verremo giudicati (cfr Mt 15,31-46).
Di carità la natura dell’uomo è un pò capace, tutti abbiamo una qualche misura di bene nel cuore; ma quando la carità si fa esigente, quando diventa faticosa e chiede sacrificio, sacrificio grande, prolungato, e magari nei confronti di chi ci ha offeso e trattato male, le forze umane vengono meno. Abbiamo bisogno, allora, del soccorso di Dio, del suo aiuto, della sua grazia. E’ il momento della preghiera, della supplica e dell’invocazione al Dio che è carità; è il momento -e può diventare particolarmente utile- prendere in mano il Crocifisso, guardarlo; guardarlo a lungo, in silenzio, ascoltando, lasciando che ci parli. Ci comunicherà la sua carità, il suo amore, amore crocifisso, amore vittorioso.
don Giovanni Unterberger