Domenica di Settuagesima (forma straordinaria)

Jacob Willemszoon de Wet – Parabola dei lavoratori della vigna – metà del secolo XVII

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( 1 Cor 9,24-27; 10,1-5;   Mt 20,1-16)

Belluno, chiesa di S. Pietro 9 febbraio 2020

Spesso accade, e talvolta forse è accaduto anche a noi, che s’intraprenda una cosa, un impegno, la stessa conversione a Dio con grande generosità e fervore, e che poi, col passare del tempo, l’entusiasmo si affievolisca e venga meno, e si viva piuttosto tiepidamente; è ciò che l’apostolo Paolo deve aver notato nella comunità cristiana di Corinto che egli aveva fondato. Due anni dopo averla lasciata, per proseguire nei suoi viaggi apostolici, egli sentì il bisogno di esortarli a riprendere il fervore primitivo; scrisse loro, come abbiamo sentito nell’epistola: “Fratelli, non sapete che nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo”.

A Corinto, ogni due anni, si celebravano i giochi olimpici; in città si riversavano atleti da tutto il bacino del Mediterraneo, e i Corinzi avranno ripetutamente assistito a quei giochi, dagli spalti dello stadio. Paolo prende lo spunto dalle gare di corsa per dire loro: “Correte, correte con impegno sulle vie dello spirito! sottoponetevi alla disciplina e allo sforzo ascetico necessario, un grande premio vi sta davanti; anche gli atleti affrontano allenamenti e fatiche per migliorare la propria forma. Nel loro caso sono molti a correre, ma uno solo conquista il premio; nel vostro caso, invece, potete tutti conquistare il premio, potete tutti arrivare ‘primi’! e, cosa ancora più bella ed entusiasmante, mentre essi vincono una corona d’alloro, corona che appassisce, voi vincete una corona che dura per sempre!”

Tale corona e tale premio è qualcosa di grande. Il Vangelo, con la parabola dei lavoratori che vengono rimunerati al di là delle prestazioni date (infatti anche quelli delle nove del mattino, delle dodici, delle tre del pomeriggio, e perfino quelli delle cinque, un’ora prima della fine giornata, vengono retribuiti come se avessero lavorato tutto il giorno!), ci lascia intendere quanto grande sia la generosità di Dio, il signore della vigna che ci chiama al suo servizio. Egli ci ricompensa al di là di quanto meritiamo.

Oggi, tempo di Settuagesima, la Liturgia veste di viola il Celebrante, e vuole l’altare più spoglio, senza i fiori: sono segni di austerità e di penitenza che preludono e preparano alla Quaresima. E’ tempo di riprendere in mano la propria vita, se si fosse un po’ allentato l’impegno; tempo di dire un bel ‘sì’ al Signore, cercarlo e volere lui nelle nostre giornate. Il denaro, ricompensa ai lavoratori della vigna, era quanto necessario loro per vivere; la ricompensa che il Signore dà a chi lo cerca e lo serve è quanto riempie il cuore, dà senso al vivere, dona pace e gioia qui sulla terra, e assicura, un giorno, la vita eterna in paradiso.

Mettiamoci al servizio di Dio con alacrità e generosità, teniamolo presente in tutto, facciamo sempre ciò che gli è gradito.

don Giovanni Unterberger

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