6^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

Philippe de Champaigne – Mosè riceve le Tavole – 1645

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(Sir 15,15-20;   1Cor 2,6-10;    Mt 5,17-37)

Duomo di Belluno, 16 febbraio 2020

Chi avrebbe immaginato che un Gesù mite, dolce e comprensivo dell’uomo e dell’umana debolezza qual era, avesse a proferire parole alte ed esigenti come quelle che abbiamo udite ora nel Vangelo; e giungesse addirittura a proporle come necessarie da vivere e mettere in pratica pena la geenna, pena la perdizione eterna? Parole per noi, per le nostre forze, impossibili.

“Dovete osservare anche i più piccoli precetti e comandamenti -egli ci dice- non è sufficiente un’osservanza all’ingrosso, pressappochista e… ‘così come viene’, della legge del Signore. Dalla vostra bocca non deve uscire alcuna parola cattiva, ingiuriosa e offensiva verso chicchessia, neppure verso chi vi avesse offeso o fatto del male: non dirai ‘stupido’, ‘pazzo’; non ti arrabbierai con nessuno. E se ti è capitato di litigare con qualcuno e gli sei mancato di carità, per cui egli ha giustamente qualcosa contro di te, va’ a domandargli scusa e a riconciliarti con lui; non accetterei la tua preghiera se venissi a pregarmi. E tra uomo e donna ci sia rispetto, trattatevi bene; il tuo occhio non sia malizioso e impuro, la tua mano non sia di possesso e di rapina, di violazione della dignità dell’altro, dell’altra; siate casti, fuori del matrimonio e nel matrimonio. E quanto al matrimonio, siate fedeli l’uno all’altra, perseveranti nella comunione e nell’unità; non ripudiatevi a vicenda. E siate veri, sinceri; perché dover ricorrere a giurare, se basta che il ‘sì’ sia ‘sì’ e in ‘no’ sia ‘no’? Il di più non occorre”.

“Gesù -noi gli diciamo- noi riconosciamo che quanto tu dici ha senso, e che queste tue parole sono giuste; il nostro cuore le sente vere, e con certezza afferma che se fossero vissute e messe in pratica, il mondo sarebbe diverso, la convivenza umana diventerebbe bella, serena e di pace, e la faccia della terra fiorirebbe. E’ perché non viviamo la tua Parola, che soffriamo! Ma come viverla? come praticarla, quella tua Parola? Non ne siamo capaci, non ne abbiamo le forze…!”

“Pensate -egli ci risponde- che io non sapessi che non avete le forze? Pensate che io non conoscessi la vostra debolezza e infermità, quando sulle colline della Galilea pronunciai quelle parole? Il vostro cuore è malato: ‘Dal cuore degli uomini -è scritto nel vangelo di Marco- escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultéri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia superbia, stoltezza’ (Mc 7,21). Il vostro cuore è malato; ma avete il medico. L’evangelista Luca, raccontando di me, nota che accorrevano a me malati di ogni specie che cercavano di toccarmi, perché da me usciva una forza che sanava tutti; e io li guarivo, imponendo su ciascuno le mani. Addirittura facevo uscire dei demoni dalla gente! (cfr Lc 6,19; Lc 4,40-41). Avete il medico; in me avete la guarigione.

Mio Padre, già nell’Antico Testamento, promise, per chi lo avrebbe accettato, una specie di trapianto di cuore: ‘Vi darò un cuore nuovo -dice Dio nel libro del profeta Ezechiele- metterò dentro di voi uni spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,26-27). Le parole che avete sentito oggi nel Vangelo sono troppo difficili per voi, ma io ho la forza di cambiarvi il cuore e di farvele mettere in pratica, un po’ alla volta, sempre un po’ di più; ma dovete stare con me, dovete permettermi che io vi tenga la mano sul capo; ogni giorno un po’ di tempo perché io vi tenga la mano sul capo.

Nella preghiera, nell’adorazione, nella meditazione della Parola di Dio, io vi cambierò il cuore.

don Giovanni Unterberger

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