7^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

Vincent van Gogh – Notte stellata – 1889

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(Lv 19,1-2.17-18;  1Cor 3,16-23;   Mt 5,38-48)

Duomo di Belluno, 23 febbraio 2020

Già domenica scorsa Gesù, nel Vangelo, ci aveva proposto cose, alla nostra natura e alle nostre forze, impossibili; oggi egli continua con lo stesso tono e sullo stessi registro: ‘se uno ti fa del male, tu rispondi facendogli del bene (questo è il senso del porgere l’altra guancia a chi ci avesse dato uno schiaffo in viso, e del cedere anche il mantello a chi volesse toglierci la tunica). Amerai i tuoi nemici e pregherai per chi ti perseguita, dice Gesù; farai come fa il Padre tuo celeste, che non dona il sole e la pioggia non solo a chi lo serve e gli vuole bene, ma anche a chi lo offende e vive come se egli non esistesse. Devi essere santo’.

“Il Signore parlò a Mosè e disse: ‘Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”: sono le parole con cui iniziava la prima lettura, un invito alla santità, una richiesta di santità. Si era ancora nell’Antico Testamento. E nel Nuovo Testamento: “Questa è la volontà di Dio -dice l’apostolo Paolo- la vostra santificazione” (1Ts 4,3); nella lettera agli Efesini egli scrive: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui egli ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità” (Ef 1,3-4); e l’apostolo Pietro esorta: “Fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Per cui, come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri del mondo, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta” (1Pt 1,13-14).

Il Concilio Vaticano II ha dedicato il capitolo quinto della Costituzione dogmatica sulla Chiesa al tema della santità; dice: “Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è l’autore e il perfezionatore: ‘Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste’. E’ chiaro dunque a tutti, che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (LG, n.40). E il Concilio continua parlando della chiamata alla santità delle varie categorie di persone: i vescovi, i sacerdoti, i coniugi, i genitori, i vedovi, le persone non sposate, i lavoratori, i politici. Potrà fare molto bene al nostro spirito leggere, a casa, questo capitolo quinto della Costituzione sulla Chiesa, la ‘Lumen gentium’.

La santità è orizzonte a cui deve aprirsi la nostra vita e il nostro desiderio. Desiderio che era già vivo e presente in Domenico Savio, ragazzo di soli quindi anni, che nel suo diario spirituale scrisse: “Voglio farmi santo, presto santo, grande santo”. E’ l’importante compito che ci sta davanti, più importante che emergere nel mondo per chissà quali grandezze, più importante che desiderare una vita chissà che lunga, o altro. Vera persona riuscita è il santo.

Come fare? Due indicazioni pratiche; la prima: “Dio disse ad Abramo: cammina alla mia presenza e sii perfetto” (Gn 17,1). Camminare alla presenza di Dio è la sfida. Di solito noi camminiamo alla presenza di noi stessi, dei nostri pensieri, dei nostri progetti; camminiamo alla presenza degli altri, di quello che gli altri vogliono da noi, di quello che noi volgiamo da loro; camminiamo alla presenza dei loro giudizi su di noi. Camminare invece alla presenza di Dio, con lui davanti, con lui nella mente e nel cuore, ci aiuterebbe molto a diventare santi. E la seconda indicazione: di Gesù la gente diceva: “Ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37). Fare bene ogni cosa, una dopo l’altra; farla bene, compierla con impegno, con calma, con cura, con precisione, con amore. Se ci capitasse di non fare bene una, due cose, abbiamo subito quella successiva che può essere fatta bene. Fare le cose come le farebbe Gesù è via alla santità.

“Dovete splendere come astri nel mondo”, ricorda san Paolo (Fil 2,15). I cristiani devono essere astri, stelle, luce, splendore; lo saranno se saranno santi.

don Giovanni Unterberger

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