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(Rm 6,19-23; Mt 7,15-21)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 19 luglio 2020
Profeti falsi e profeti veri: nel mondo ci sono gli uni e gli altri. Sono profeti falsi quelli che pongono al centro, in modo assoluto, l’‘io’; quelli che proclamano la totale indipendenza e autonomia dell’uomo da qualsiasi norma e regola morale, ricalcando le posizioni che furono già di alcuni antichi pensatori greci. E’ celebre il principio filosofico di Protagora (V secolo a.C.): ‘o ànthropos tò mètron pànton’, l’uomo è la misura di tutte le cose.
L’uomo, secondo Protagora, è il criterio di giudizio di tutto; è lui, l’uomo, a stabilire ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Non esisterebbe un ‘bene’ e un ‘vero’ in sé, al di sopra dell’uomo; ma sarebbe l’uomo a fissarlo e a deciderlo. Posizione, questa, che porta a quel terribile cancro del pensiero e di gran parte della cultura d’oggi che è il relativismo; relativismo che produce, a sua volta, conseguenze disastrose: decido io se l’aborto è lecito o non è lecito, se la famiglia è fatta da uomo e donna o anche da due persone dello stesso sesso, se la morte assistita (che è omicidio) è bene o male; decido io; è l’uomo a deciderlo.
Gesù avverte: “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste d’agnello (in quanto blandiscono e accarezzano il vostro istinto superbo di autonomia e d’indipendenza da tutto e da tutti), ma dentro sono lupi rapaci (vi mordono e vi dilaniano)”. “Guardate ai loro frutti”, esorta Gesù; guardate dove e a che cosa vi portano… Comprendiamo bene l’errore e la sragionevolezza di tale posizione: l’uomo non si è fatto, infatti, da sé, è creatura; e quindi non può pensarsi autonomo e indipendente dal suo creatore.
Veri profeti invece sono quelli che riconoscono Dio sulla propria vita, coloro che accolgono su di sé il suo disegno, la sua volontà, la sua signoria. Costoro sono nella verità delle cose. Essi parlano con le parole di Dio, annunciano il suo pensiero. Possiamo essere noi queste persone, questi profeti buoni.
Leggendo la Sacra Scrittura, a riguardo dei veri profeti si nota una cosa importante che porta luce al riguardo: su otto modi di indicarli, ben sette sottolineano il loro rapporto con Dio, e uno solo il loro rapporto con gli uomini a cui sono inviati. Sono detti: ‘uomini di Dio’, ‘uomini dello Spirito’, ‘persone che conoscono i misteri del Signore’, ‘annunciatori del pensiero di JHWH’, ‘suoi servi fedeli’; cioè viene fortemente affermato il legame del vero profeta con Dio: vero profeta è colui che vive con Dio e di Dio. Sono chiamati anche ‘sentinelle del popolo’, in quanto devono portare al popolo la parola del Signore (e pertanto devono essere in comunicazione col popolo); ma soprattutto sono chiamati a coltivare la propria comunione con il Signore, pena portare al popolo una propria parola e il proprio pensiero, e non quello del Signore.
Il vero profeta parla come Dio parlerebbe, e al fratello nel dolore, a due coniugi in crisi matrimoniale, ad una persona che vive nel peccato, ad una persona che vive nell’abbondanza e nella ricchezza e non si ricorda del povero, ad una persona che gioisce per un successo, il vero profeta dice ciò che Dio direbbe a quelle persone, rendendo loro il servizio più prezioso e più necessario. C’è estremo bisogno nel mondo, e anche tra i cristiani, di tali profeti! C’è estremo bisogno! Gesù ha detto: “Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra” (Mt 513-14); era come dire: voi dovete essere dei veri profeti.
Preghiamo allora molto, meditiamo assiduamente la Sacra Scrittura, ascoltiamo con religioso ossequio il Magistero della Chiesa. Saremo difesi dai falsi profeti, e diventeremo noi stessi veri e buoni profeti per i fratelli.
don Giovanni Unterberger
