Perseveranza

“Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Gesù, figlio di
Davide, abbi pietà di me!”. Era il grido, a Gerico, di un
cieco, che aveva sentito che stava passando Gesù. La
gente lo sgridava e cercava di farlo tacere, ma lui continuava a gridare,
e gridava sempre più forte, chiedendo aiuto e guarigione; finché
Gesù lo avvicinò, lo ascoltò e lo guarì (cfr Lc 18,35-43). Esempio di
perseveranza. Ho visto una volta un bambino davanti a un negozio
di giocattoli che chiedeva alla mamma che gli comprasse un
pupazzo, un bel ‘Pinocchio’; la mamma a spiegargli che di pupazzi
e di giocattoli ne aveva già molti a casa, ma quel bambino insisteva,
insisteva…; ad un certo punto si mise a battere i piedi per terra e a
piangere, finché la mamma glielo comperò. Non saprei dire se la
mamma abbia fatto bene a cedere, certo fu grande la perseveranza
del bambino nel chiedere!
Un proverbio afferma: ‘Chi ben comincia è a metà dell’opera’.
Esso dice il vero, perché le disposizioni di mente e di volontà con cui
s’intraprende un’azione sono molto importanti per la riuscita dell’azione
stessa; ma dice il vero anche in un altro senso: afferma, cioè, che chi
ben comincia è solo ‘a metà’ dell’opera; l’opera necessita di essere
continuata e portata a termine, e a portarla a termine è la perseveranza.

La perseveranza è una virtù che l’uomo sente fatta proprio per
lui, a misura del suo cuore; ne avverte il valore assoluto, perché
l’uomo è fatto per ‘il tutto’, non si sente fatto per le cose a metà, per
ciò che non è pieno, perfetto e ‘compiuto’. Ogni imperfezione lo
lascia insoddisfatto, e Gesù che ben conosceva il cuore dell’uomo,
non esitò a proporgli la perfezione somma: “Siate voi perfetti
com’è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48).
Ricordo che nelle mie letture delle vite dei Santi m’impressionò
moltissimo la figura di sant’Elisabetta del Portogallo, vissuta tra il
1271 e il 1336. Era nata in Spagna da Pietro III d’Aragona, e a soli
12 anni fu data in sposa a Dionisio il Liberale, re del Portogallo.
Dopo alcuni anni di convivenza felice col marito, da cui ebbe
due figli, il suo matrimonio divenne particolarmente doloroso:
Dionisio s’invaghì, una dopo l’altra, di varie dame di corte, non
preoccupandosi affatto di tenere nascosta la cosa; da esse ebbe vari
figli che tenne a vivere nella reggia; sant’Elisabetta, pur così ferita
nel cuore, si diede ad allevarli e a educarli alla pari dei suoi figli
propri, perseverando nella piena fedeltà al marito. E rimase a lui
fedele anche quando, a causa di calunnie e menzognere insinuazioni,
fu dal re allontanata da corte e rinchiusa a lungo, prigioniera,
in una fortezza. Riconosciuta innocente, riprese a vivere con il
suo sposo, mostrandogli affetto e prendendosi amorevolmente
cura di lui nella dolorosa malattia che lo condusse alla morte.
Donna perseverante! Chissà quanto sarà stata felice alla fine della
sua vita, e in pace con la propria coscienza, sant’Elisabetta, per
la sua perseveranza nel ‘sì’ sponsale pronunciato il giorno del
matrimonio davanti all’altare! “Sta fermo al tuo impegno -esorta
il libro del Siracide- e fanne la tua vita, invecchia compiendo il tuo
lavoro” (Sir 11,20).
L’uomo avverte il valore del ‘tutto’ e del ‘per sempre’, a cui
la perseveranza porta e conduce, ma avverte insieme, in maniera
forte, sofferta e dolorosa, la propria debolezza e instabilità. Quanti
propositi, fatti con sincerità, non mantenuti! Quanti impegni
intrapresi con matura riflessione, non portati a compimento!
Quante promesse importanti, col tempo disattese! E il cuore
soffre… L’uomo non è stabilità, fermezza, perseveranza.
Ma può perseverare! Può riuscire a portare a compimento quanto
ha iniziato! Non da solo, ma con la ‘Roccia’. Numerose volte nella
Bibbia Dio è chiamato ‘roccia’, ‘rupe’, dando certezza di stabilità:
“Tu, Signore, sei la mia roccia e il mio baluardo” (Sal 31,4); “Tu,
Dio, sei la roccia della mia salvezza” (Sal 89,27); “La roccia del mio
cuore è Dio” (Sal 73,26); “Il mio Dio è la mia rupe in cui mi rifugio”
(2Sam 22,3); “Sii per me, Signore, la rupe che mi accoglie” (Sal 31,3).
L’apostolo Pietro era ‘una frana’, grande entusiasta ma instabile
fino a rinnegare tre volte Gesù la notte della passione, ma il
Signore lo fece la ‘roccia’ della sua costruzione: “Tu sei Pietro,
e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi
non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Il Signore doni anche a
noi la sua stabilità!

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