22^ domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

Piero della Francesca – Ritrovamento delle tre croci e verifica della Croce – 1460 circa

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(Ger 20,7-9;   Rm 12,1-2;   Mt 16, 21-27)

Duomo di Belluno, 30 agosto 2020

Povero Pietro, chissà come si sarà sentito in quel momento! Aveva tirato Gesù in disparte per rimproverarlo per i suoi discorsi strani di croce che andava facendo, e si sentì da Gesù rimproverare; pochi giorni prima si era sentito chiamare ‘beato’: “Beato tu, Pietro, per la rivelazione che hai ricevuto dal Cielo e mi hai riconosciuto Messia (Mt 16,17),  e ora si sentiva chiamare da Gesù ‘Satana’; non proprio un complimento, una parola pesante! ‘Satana’ vuol dire ‘nemico’, ‘avversario’, era il nome del diavolo, il grande nemico di Gesù che aveva cercato, nel giorno delle tentazioni nel deserto, di distoglierlo dal progetto e dalla volontà del Padre. Ora una specie di diavolo per Gesù era Pietro: “Tu mi sei di scandalo (‘scàndalon’, parola greca, significa ‘ostacolo’, ‘inciampo’), perché non vuoi che io muoia in croce, mentre questo è ciò che devo fare”, gli disse Gesù.

Pietro si sarà sentito confuso, e non poteva non sentirsi confuso, perché aveva davanti a sé un Gesù che aveva pensieri e modi di vedere tanto diversi dai suoi, e lui pensieri e modi di vedere tanto diversi da quelli del Maestro. “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”, fu la sentenza di Gesù, che cadde come un macigno sul povero Pietro. Pietro non pensava secondo Dio.

Può dire così Gesù anche di noi? Certamente del mondo e del pensiero del mondo, che è tanto lontano da Dio; un mondo che in molti aspetti e settori vive senza Dio e contro Dio. I dieci comandamenti non vengono rispettati, ma continuamente violati, e in forma spesso grave: il quinto comandamento, non uccidere; il sesto comandamento, come viene usata la sessualità?; il settimo comandamento, non rubare; l’ottavo comandamento, non imbrogliare. Mondo, che dà tanta importanza all’immagine, al successo, alla forza, all’autoaffermazione, al divertimento, alla ricchezza e al guadagno, al piacere anche illecito; e vive spensierato, come se non ci fosse una regola, una verità, e anche un giudizio di Dio sull’operato dell’uomo. Nella seconda lettura che abbiamo ascoltato, san Paolo esortava: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.

Il popolo cristiano vive nel mondo, ma non dev’essere ‘del mondo’; Gesù pregò così durante l’ultima cena: “Padre, non ti chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno; essi sono nel mondo, ma non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,15-16). Verso la fine del secondo secolo d.C. un anonimo scriveva a un certo Diogneto: “I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio. Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito e nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile. Abitano ciascuno la propria patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini (cioè non li abbandonano, se difettosi). Hanno in comune la mensa, ma non il talamo (cioè vivono la fedeltà nel matrimonio). Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Amano tutti e sono perseguitati;sono ingiuriati e benedicono, sono trattati ignominiosamente e ricambiano con l’onore. In una parola, i cristiani sono l’anima del mondo”.

Siamo chiamati a vivere secondo Dio e non secondo gli uomini; ad essere luce e sale (cfr Mt 5,13-14), vere icone di Cristo, per il bene e la conversione del mondo. Nel suo libro ‘Si fa sera e il giorno già volge al declino’, spiritualmente utilissimo, il cardinal Saràh scrive: “Quando un fuoco illumina la notte, a poco a poco gli uomini vi si radunano attorno. Vegliate su questo fuoco sacro!” Il fuoco sacro è pensare e vivere secondo Dio e non secondo gli uomini.

don Giovanni Unterberger

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