Corpo

“Mamma, io vorrei essere un angelo con le ali, che vola in cielo!”, disse Marisa, bambina di sei anni alla mamma, di ritorno da una lezione di catechismo in cui la catechista aveva parlato del Natale e aveva raccontato degli angeli che danzavano sopra la capanna di Gesù bambino. La mamma ebbe un bel da fare a cercare di convincere Marisa che è bello anche avere un corpo, e che il corpo permette di fare molte cose…; ma Marisa restava ferma nella sua idea: “Io vorrei essere un angelo!”

E’ mistero nascosto in Dio l’aver egli voluto, accanto a degli esseri ‘puri spiriti’, gli angeli, anche esseri spirituali dotati di corpo, noi uomini. Corpo che in molti modi limita lo spirito: pensiamo ai primi mesi di vita del bambino, in cui lo spirito è come assopito e in attesa che il corpo cresca e si sviluppi, per potersi esprimere in pienezza nelle proprie facoltà e capacità; e pensiamo al tempo del tramonto di una vita, in cui lo spirito tende a perdere vivezza e lucidità. Il corpo ha le proprie necessità materiali e fisiologiche, che lo spirito non può eliminare, ma che deve piuttosto assecondare, e a cui umilmente sottostare.

Ma il corpo non è pura negatività; nulla di ciò che Dio ha voluto e creato è solo limite. Il corpo, per come è fatto, porta impresso e stampato, plasticamente, in sé, l’orientamento che anche lo spirito è chiamato ad avere; tanto da potergli essere, in tal senso, addirittura di richiamo e di aiuto. Il corpo è fatto per la relazione: gli occhi sono per vedere ciò che è fuori e attorno a noi; gli orecchi per udire i suoni e le parole; la bocca per parlare alle persone ed entrare con esse in comunicazione e comunione; le mani per incontrare, intrecciarsi con altre mani, abbracciare; i piedi per correre in soccorso qualora ci fosse in qualche luogo un bisogno, una necessità; la stessa sessualità, da cui il corpo è profondamente segnato, è fatta per la relazione e l’incontro. Dio ha creato il corpo dell’uomo disponendolo alla relazione, dimensione a cui lo spirito stesso è chiamato.

Il corpo, nel pensiero di Dio, ha una grande dignità; lo stesso Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, ha assunto un corpo umano; si è incarnato nel ventre di una donna. L’apostolo Paolo, nella lettera ai Corinzi, scrive: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio? Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1Cor 6,19-20). L’apostolo con la parola ‘corpo’, in greco ‘sòma’, intende la persona umana nella sua interezza, ma con particolare riferimento alla sua dimensione fisica. Tale è la dignità del corpo, che esso verrà risuscitato e non andrà perduto per sempre: la morte, che lo disfà, non è l’ultima parola su di esso: “Ecco io vi annunzio un mistero -scrive san Paolo- i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. E’ necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e
questo corpo mortale si vesta di immortalità”
(1Cor 15,52-53). La Chiesa, al momento delle esequie, avvolge d’incenso il corpo del defunto, benché in esso lo spirito non ci sia più.

Dio affida il corpo dell’uomo all’uomo, perché lo curi, lo custodisca, lo alimenti, lo faccia servire al bene proprio e dei fratelli. Esso non va né trascurato né idolatrato. E’ un valore, e pur tuttavia non è il sommo valore; deve servire al bene e alla virtù. E’ esperienza comune che talvolta il corpo non è orientato al bene ma piuttosto al male, con in sé spinte e impulsi che vorrebbero degradarne la dignità, portandolo al peccato: “Non regni il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri-esorta l’apostolo Paolo-; non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio”(Rm 6,12-13). Corpo e anima, talvolta, sono in lotta tra loro, quasi ‘nemici’ l’uno all’altra. Va ingaggiata allora una battaglia, e compiuto un deciso sforzo di mortificazione del corpo, per evitarne i vizi suoi propri. la gola, la mollezza, la lussuria. Così che, nel giorno del Signore, possiamo presentare a lui, accanto ad un’anima bella, anche un corpo ricco di bene e di virtù.

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