Adorare

Adoro Te devote, latens Deitas,
Quae sub his figuris vere latitas:
Tibi se cor meum totum subiicit,
Quia te contemplans totum deficit.

Iniziai l’Ora di adorazione al Santissimo Sacramento proponendo il celebre inno eucaristico ‘Adoro Te devote’ composto da san Tommaso d’Aquino: ‘Ti adoro devotamente, o Dio nascosto, che ti celi sotto questi santi segni’. Alla fine dell’Ora, mi si avvicinò una signora chiedendomi: “Reverendo, che cosa vuol dire propriamente ‘adorare’? Non so se lo so fare. La parola ‘adorare’ io la pronuncio ogni mattina nella preghiera insegnatami da mia madre: ‘Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore; ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…’; ma non so se so adorare; come si fa?”

In quel momento avevo tempo, e potei fermarmi a farle una piccola catechesi sulla preghiera. Dissi: “Signora, non so se Le sono state indicate mai le cinque dimensioni del pregare; esse sono: adorazione, lode, ringraziamento, richiesta di perdono, richiesta di grazie. Questo è l’ordine giusto, la giusta gerarchia del modo di pregare. Solitamente noi partiamo dall’ultima dimensione, il chiedere grazie, il domandare favori. Il Signore gradisce ed ascolta tale preghiera, egli stesso nel Vangelo invita a chiedere; tuttavia quella non è la prima dimensione, la prima è adorare”.

Quando la creatura si pone in rapporto con Dio (e la preghiera è tale rapporto), il primo gesto che è giusto che compia è guardarlo, contemplarlo, fissare in Lui l’occhio e il cuore. Non sarebbe cosa bella e cortese se si andasse da una persona talmente presi da se stessi e dai propri problemi, al punto da neppure considerare la persona stessa, ‘chi’ essa sia e davanti a chi ci si trovi. Così è con Dio: il primo gesto da compiere, una volta messisi alla sua presenza, è prenderne coscienza. Egli è il Signore dell’universo, l’Eterno, l’Infinito, l’Onnipotente, l’Amore senza limiti, Colui che è sopra e dentro la storia, il Reggitore di tutto, la Vita senza la quale nulla esiste e nulla perdura nell’essere. Egli è colui che ha amato il mondo fino a dare il proprio Figlio sulla croce a riscatto dell’uomo, abisso di carità e misericordia senza limiti e senza confini!

Davanti a un Dio così la creatura adora: guarda, contempla, sta in silenzio stupita, resta presa e senza parole, prende coscienza della Maestà, della grandezza del Signore, ne ammira il Mistero, crescendo di riflesso nella consapevolezza della propria piccolezza, del proprio niente e della propria totale e assoluta dipendenza da Esso. E si sente avvolta, penetrata, costituita da quel Mistero; lo accoglie, lo afferma su di sé, gli si sottomette col cuore, gli si prostra dinanzi. La prostrazione del cuore, accompagnata magari dalla prostrazione del corpo, disteso a terra, è il segno più proprio e più vero dell’adorare.

Dall’adorazione sgorga spontanea allora la lode. Come non lodare Dio conosciuto e riconosciuto nelle sue infinite e meravigliose virtù, nella sua bellezza, nella sua bontà, nella sua infinita potenza, misericordia e carità? E, a seguito della lode, il ringraziamento. La creatura sente il bisogno di dire grazie al Signore da cui ogni bene, ogni grazia e ogni dono deriva. Le nasce in cuore, impellente, poi, la richiesta di perdono, nella presa di coscienza di quanto grave sia non solo l’offesa recata a Dio, ma anche la semplice dimenticanza di lui, la trascuratezza, e il vivere quasi che egli non ci fosse. E infine, con grande fiducia, la richiesta di grazie.

I salmi, parola ispirata, sono fortemente segnati dall’adorare:“Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati”(Sal 95,6); “Prostratevi davanti al Signore, egli è il vostro Dio”(Sal 99,9); “A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro adorante verso il tuo santo monte”(Sal 138,1-2);“Tutti i popoli che hai creato verranno ad adorati, Signore” (Sal 86,9).

L’adorazione non viene spontanea, occorre educarvisi; richiede silenzio esteriore e soprattutto interiore; ma da essa, e da quanto essa è viva e profonda, prendono forza ed energia le altre dimensioni del pregare. Che il nostro cuore sappia adorare!

don Giovanni Unterberger

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