Elogio della fede

Omelia alla Domenica in Albis 2019

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano
i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in
mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro
le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!
Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse:
«Ricevete lo Spirito Santo;
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi
e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo,
non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli:
«Abbiamo visto il Signore!».
Ma egli disse loro:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi
e non metto il dito nel posto dei chiodi
e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa
e c’era con loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte chiuse,
23 QUADERNI DI DEMAMAH 45
FIDUCIA | luglio – agosto 2019 |
si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso:
«Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani;
stendi la tua mano, e mettila nel mio costato;
e non essere più incredulo ma credente!».
Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto:
beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli,
ma non sono stati scritti in questo libro.
Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo,
il Figlio di Dio
e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
(Giovanni 20,19-31)

Questo brano di Vangelo può essere definito ‘l’elogio della fede’. All’apostolo Tommaso, mostrandogli le mani forate e il fianco ferito, Gesù disse: “Non essere più incredulo, ma credente”. E aggiunse la grande beatitudine. “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Anche l’apostolo Tommaso, a modo suo, ci dà un esempio di fede. Dopo aver dubitato, e dopo aver detto: “Se non vedo nelle sua mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”, disse a Gesù apparsogli: “Mio Signore e mio Dio!” Sant’Agostino commenta: “Tommaso emise un atto di fede: vide un uomo, e lo credette Dio; vide Gesù, e credette ciò che di Gesù non si vedeva, la sua divinità”.

La fede è la radice della vita spirituale. Non c’è vita spirituale senza la fede, e una vita spirituale è tanto più viva e tanto più profonda, quanto più viva e profonda è la fede. La carità è ‘il frutto’ della vita spirituale, è ciò che la vita spirituale deve produrre e maturare; ma la radice della vita spirituale è la fede. Fede che non è il semplice ‘credere in Dio’, ‘credere che Dio esiste e c’è’ (anche i demoni -dice l’apostolo Giacomo- lo credono, e tremano: Gc 2,19); fede è fare sì che Dio entri nella vita, tocchi la vita, coinvolga la vita.

“Questa mia vita nella carne -dice san Paolo- (cioè la mia vita concreta, quella che io vivo ogni giorno, nelle circostanze concrete di ogni giorno) questa vita io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20): cioè, ‘io l’avvolgo, la mia vita, attorno a Cristo Gesù, attorno al suo amore per me, attorno alla sua persone che per me è viva e presente; e con la mia vita do a lui la mia risposta’.

Dall’ottobre 2012 al novembre 2013 papa Benedetto XVI volle, per la Chiesa, l’‘Anno della fede’, un anno intero perché la Chiesa, tutti i credenti, s’interrogassero sulla propria fede, su quanto fosse vivo e profondo il proprio rapporto con Dio. E nella bolla d’indizione il papa metteva in guardia da un pericolo nascosto e subdolo, pericolo in cui tutti possiamo facilmente cadere, quello di dare la fede come qualcosa di scontato e di normale; mentre ‘normale’ potrebbe non esserlo, o esserlo solo in parte, poco; cioè non essere la fede, il rapporto concreto con Dio, la regola ‘normante’ la nostra vita, il nostro pensare, il nostro parlare, il nostro agire, il nostro vivere quotidiano. Credere in Dio non coincide automaticamente col vivere con Dio e in Dio; mentre questo è la fede, e questo è per noi la salvezza e il bene.

Può un tralcio vivere senza stare attaccato alla vite? (cfr Gv 15,1-6). Possiamo noi vivere in santità, in virtù, ma anche solo in gioia, in serenità, in forza di fronte alle difficoltà, in dono di noi, in vita eterna un giorno in paradiso, senza Dio? ‘Signore, aumenta la nostra fede!’.

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