25^ domenica del Tempo Ordinario

Bernardino Luini – Madonna del Roseto – 1510

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(Sap 2, 12.17-20;  Giac 3,16-4,3;  Mc 9,30-37)  Anno B

Sabato 18 settembre 2021, risalente a sabato 22 settembre 2012

Due linguaggi diversi, quello di Gesù e quello degli apostoli. Linguaggio di umiliazione, croce e morte quello di Gesù; linguaggio di autoaffermazione e di potere quello degli apostoli.

Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”, chiese Gesù ai dodici.

Gesù doveva avere intuito e capito di che cosa avevano parlato tra loro gli apostoli, e pose loro quella domanda non tanto per essere informato, quanto per impartire un insegnamento. Gli apostoli dovettero essersi sentiti presi in contropiede e di sorpresa da Gesù; quella domanda non avrebbero voluto sentirsela fare, tant’è vero che, nota l’evangelista, non risposero nulla: “tacevano”. Che cosa avrebbero potuto rispondere a quella domanda? “Sì, stavamo litigando perché tutti volevamo essere più degli altri”? sarebbe stato un ammettere apertamente qualcosa di brutto, che li avrebbe messi allo scoperto circa la loro povertà di cuore e il loro egoismo. Erano imbarazzati; non risposero nulla.

E Gesù riprese a parlare. Non li sgridò, non li rimproverò, ma cominciò a dire: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.

Capovolgimento totale di prospettiva! Gesù era avvezzo a mettere sossopra il modo di pensare dei suoi ascoltatori. “Non è l’uomo per il sabato, ma è il sabato per l’uomo” (Mc 2,27); “non è quello che entra nell’uomo a contaminarlo, ma quello che di non buono esce da lui” (Mc 7,15); “voi dite: occhio per occhio, dente per dente, ma io vi dico: non opponetevi con la violenza al malvagio, anzi fategli del bene” (Mt 5,38-39). Gesù ha un modo di pensare del tutto diverso da quello degli uomini. Egli veniva dal Cielo, veniva da Dio.

Quel giorno Gesù disse: la vera grandezza sta nell’umiltà, nel cercare l’ultimo posto, nel servire. La vera grandezza! Chi non vuole essere grande? Il desiderio, il bisogno di “essere grandi” l’abbiamo tutti dentro di noi. Perfino il bambino ce l’ha. Se si chiede a un bambino: “che cosa vuoi fare da grande?”, egli risponderà: “l’astronauta, il calciatore, vincere le olimpiadi…”; cioè vorrà per sé una cosa grande. A nessuno va di restare piccolo, misero e insignificante.

Quando entrai, a dieci anni, in seminario volevo diventare prete, ma volevo diventare “grande”. Se mi avessero detto: «tu, “grande”, un “grande” non potrai mai diventarlo», sarei tornato a casa. Invece mi dissero: «Cosa dici? Secondo te, Gesù è stato un “grande”? » – “Sì”, risposi – «Ebbene, vedi: Gesù ha detto che “grande” è colui che serve, colui che si fa servitore degli altri. Lui si è messo a servire, ha lavato i piedi ai suoi apostoli, ha servito fino a dare la vita sulla croce per salvare tutti, ed è diventato un “grande”, tale che più “grande” di così non si potrebbe. Se farai anche tu come ha fatto lui, diventerai un “grande” anche tu. Tu puoi diventare molto “grande”! » Questo ragionamento mi costò un po’, perché mi chiedeva di cambiare molto nella mia piccola testa e nella mia vita, ma, per grazia di Dio, mi convinse, e cercai di mettermi a servire.

“Grande” è colui che serve. Ciò contrasta e lotta contro il nostro istinto di prevalere. Abbiamo dentro di noi la tendenza a dominare, ad esercitare potere sulle cose, sugli avvenimenti, sulle persone, sul tempo, su tutto. Esso nasce dal bisogno di affermare noi stesi, di affermare il nostro “io”. Per non scomparire. Per sentirci “vivi”. Ed è giusto voler affermare se stessi; è giusto non voler scomparire e voler sentirsi “vivi”; Dio stesso vuole tutto ciò per noi. Ma la strada giusta non è quella del voler dominare, ma è quella del servire. Prova ne è che là dove c’è sete di dominio c’è contesa, c’è lotta, c’è guerra, contrasto, odio, cattiveria, sofferenza, separazione. San Giacomo ce l’ha detto nella seconda lettura. Dove invece c’è spirito di servizio c’è pace, serenità, benessere, tranquillità, gioia, unione, comunione.

Gesù, ci ha detto il Vangelo, nella sua istruzione agli apostoli sul servizio e sull’umiltà “prese un bambino, lo pose in mezzo, e lo abbracciò”. Perché mai Gesù avrà preso un bambino e lo avrà posto in mezzo agli apostoli così che essi guardassero a lui? Perché il bambino, nella cultura e nella mentalità degli ebrei, si trovava all’ultimo posto nella scala sociale. Il bambino era considerato incapace di distinguere il bene dal male, e quindi soggetto solo da istruire. Nulla poteva dire di saggio, di sapiente, un bambino. Egli era l’ultimo, fra tutti. Così Gesù invitava gli apostoli a considerarsi: ultimi fra tutti. Non primi, ma ultimi. Ultimi tra gli uomini, ma esaltati e onorati da Dio, perché “chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11).

Ecco ciò che ci dice Gesù stasera: «sìì un “grande”, mettiti a servire, mettiti all’ultimo posto». Quando morì papa Paolo VI, il sei agosto 1978, la gente si mise in fila in piazza san Pietro per andare a rendergli omaggio in basilica ove era stata esposta la sua salma. Tra quella gente in fila si pose anche il patriarca di Venezia, il cardinal Lucani, vestito di una semplice talare e soprabito neri, senza insegne vescovili visibili; anche lui in attesa del suo turno. La persona davanti a lui e quella dietro a lui nella fila non avranno certo immaginato che quel sacerdote sarebbe stato, dopo pochi giorni, il successore del papa a cui andavano a rendere omaggio! Grandezza dell’umiltà!

Domandiamo anche per noi questa grazia, di diventare “grandi” agli occhi di Dio.

Don Giovanni Unterberger

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