Martedì Santo

Andrea Mantegna – Crocifissione – 1457-1459

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Dal Vangelo di Giovanni, cap 13, vv 21-33. 36-38

“Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.

Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire.

Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”.

Sono molti i quadri, i dipinti dell’Ultima Cena che ritraggono il momento raccontato dal brano di Vangelo ora ascoltato; che ritraggono l’apostolo Giovanni col capo posato sul petto, sul cuore di Gesù.

Momento intenso, momento commosso, momento indimenticabile! Giovanni è l’unico evangelista che riporta questo particolare; agli altri evangelisti esso è sfuggito, ma non a lui!  Come sarebbe potuto uscire dalla mente a Giovanni quel momento così straordinario e unico, in cui egli aveva sentito pulsare il cuore del suo Amico nelle ultime sue ore di vita? Era stato un momento drammatico quello: tutto parlava di tradimento; Gesù stesso ne parlava apertamente e lo annunciava.

Giovanni si spaventa, si addolora; non vuole che quanto si sta dicendo e va delineandosi all’orizzonte accada; e in uno slancio d’affetto si piega fino a posare la sua testa su Gesù. Gesù lascia fare. Forse ha bisogno anche lui, in quel momento, di vicinanza, di affetto e di amicizia sincera.

Gesù aveva detto: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58). Meno che sempre, ora, Gesù ha un luogo ove posare il capo, mentre attorno a lui si stringe inesorabile e sempre più stretta la morsa della morte; eppure egli si fa appoggio a Giovanni, lascia che Giovanni abbia un posto ove poggiare il capo: il suo petto, il suo cuore.

Giovanni cerca quel cuore; quel cuore da cui si era sentito amato quando Gesù, con fiducia in lui, l’aveva chiamato mentre stava pescando nel lago; quel cuore che gli aveva fatto percepire orizzonti grandi e parole di vita eterna; quel cuore che l’aveva compatito e corretto (così fa chi ama) quando lui, Giovanni, era andato fuori strada e aveva ambiziosamente chiesto il primo posto nel Regno. Giovanni cerca quel cuore!

E’ ciò che possiamo fare anche noi; anche noi camminare nella vita con il capo posato sul cuore di Gesù, per sentirci amati, capiti, compatiti, perdonati, sorretti, corretti; quel cuore che verrà squarciato dalla lancia del soldato perché potesse apparire, anche fisicamente, che è un cuore aperto, un cuore accessibile a tutti, anche al peccatore; un cuore in cui è possibile entrare.

E’ più leggera la vita vissuta così, sul suo cuore!

Tenendo il nostro capo sul cuore di Gesù, quel cuore ci istruirà. Piano piano esso cambierà il nostro cuore. “Vi darò un cuore nuovo -aveva promesso Dio nell’Antico Testamento- toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Santa Caterina da Siena in un’estasi d’amore ebbe l’impressione che il Signore le togliesse il cuore e glielo sostituisse con il suo.

Il cuore di Cristo può diventare il nostro. Anche il nostro cuore è chiamato a diventare un cuore che ama sempre, che ama tutti, che ama gratuitamente, che ama fino allo spreco, dicevamo ieri; così come ha amato, ed ama, il cuore di Cristo.

“Cuore di Gesù, rendi il mio cuore simile al tuo” può essere la giaculatoria che ci ripetiamo tante volte oggi e in questi giorni.

Don Giovanni Unterberger

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