Solennità di Pentecoste

Giotto – Pentecoste – 1303-1305

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(At 2,1-11; 1 Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23)

Sabato 27 maggio 2023, risalente al 7 giugno 2014

Lo Spirito Santo è qualcosa di meraviglioso. È Dio; Dio-Spirito Santo.

È colui che coprì con la sua ombra Maria e generò in lei Gesù; è colui che scese su Gesù in forma di colomba il giorno del suo battesimo, e lo rivestì della propria potenza, perché compisse la missione affidatagli dal Padre.

Lo Spirito Santo plasmò l’umanità di Gesù in un modo straordinariamente bello: lo rese buono, amabile, paziente, forte, coraggioso, accogliente; incapace di giudicare e di condannare, capace di sopportare ingiustizie, insulti, abbandoni, tradimenti, calunnie, sputi, flagelli, chiodi, croce…; e tutto questo per amore. Per amore, perché lo Spirito Santo è amore; è l’amore con cui Dio ama; è l’amore infinito e inesauribile di Dio. Lo Spirito Santo rese Gesù “amore”.

Lo Spirito Santo, cinquanta giorni dopo la Pasqua, generò la Chiesa. Scese sugli apostoli riuniti nel cenacolo, e diede il via al cammino della Chiesa lungo i secoli. Rese la Chiesa segno di sé, segno di Dio nel mondo. La custodì nelle prove; la difese nelle persecuzioni; ne conservò integra la fede; la rese feconda di opere buone; la arricchì di santi; la rese la sposa di Cristo che genera a Dio sempre nuovi figli con il Battesimo, e li santifica con la sua grazia.

Lo Spirito Santo è il restauratore dell’uomo. L’uomo rovinato dal peccato originale, e dai propri peccati personali, viene restaurato, rinnovato, fatto creatura santa dallo Spirito Santo.

Manda il tuo Spirito, o Signore, a rinnovare la faccia della terra”, prega il salmo (Sal 104, 30).

Abbiamo bisogno dello Spirito Santo! Una preghiera della Liturgia in una delle domeniche dopo la Pentecoste, dice: “Ci pervada corpo e anima la tua grazia, o Signore Dio onnipotente, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito” (Domenica XXIV del T.O.)

Il nostro sentimento, il sentimento che sgorga e fluisce dalla nostra natura ferita dal peccato e profondamente incline al male, non è sempre un sentimento buono; spesso è sentimento di egoismo, di chiusura in sé, di dominio, di prepotenza, di avarizia, di contrasto, di offesa, di lussuria.

Realtà tutta diversa è l’uomo guidato dallo Spirito Santo, l’uomo in cui a vincere è lo Spirito Santo con i suoi sette doni di “sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio” (Is 11,2); e con i suoi nove frutti che san Paolo elenca nella lettera ai Galati: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Questi doni e questi frutti fanno santo l’uomo; fanno buoni i rapporti tra le persone; fanno sì che nel mondo regni la concordia, la comunione e la pace.

I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di barca a vela, e lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti. Per farla andare avanti e farla avanzare nel mistero di Dio, nella vita di Dio, nella santità di Dio; per farla andare avanti ed avanzare nella conformità a Cristo, nella somiglianza a lui, nella sua sequela; per farla andare avanti ed avanzare nella virtù, nella santità, nel cammino di recupero di quella bellezza e bontà in cui Dio l’aveva creata all’inizio.

Il vento soffia, lo Spirito Santo soffia. È compito nostro dispiegare la vela, darle tutta l’ampiezza di cui è capace; darle l’orientamento giusto perché sia in grado di accogliere e di raccogliere tutta la spinta del vento dello Spirito Santo.

Il vento dello Spirito Santo è vento d’amore, perché lo Spirito Santo è amore. Ogni vento d’amore, d’amore vero, che sa amare con sacrificio, che cerca con forza e con pazienza, con determinazione, la comunione e la concordia, è vento dello Spirito Santo. Ogni vento che spinge alla divisione, alla discordia e alla separazione, è vento che non viene dallo Spirito Santo, viene da un’altra parte, viene dal nemico, dal diavolo.

Lasciamoci spingere dal vento giusto!

Vieni Santo Spirito, a rinnovare la faccia della terra”. Rinnova ciascuno di noi.

Don Giovanni Unterberger

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