4^ domenica di Quaresima – forma straordinaria

Giambattista Pittoni – Moltiplicazione dei pani e dei pesci – 1725

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( Gal 4,22-31;   Gv 6,1-15)

Domenica 30 marzo 2025, risalente al 6 marzo 2016

Il cammino dell’uomo sulla terra è spesso duro e faticoso. La sofferenza e la prova incrociano il percorso di ogni vita. Come antidoto si possono cercare gioie e soddisfazioni umane. Esse, quando sono buone e sane, sono benedette da Dio, e Dio è contento che noi ne possiamo godere. Tutto ciò che ci dà sollievo buono e sano è secondo il suo volere, secondo la sua bontà verso di noi.

Accanto a ciò che può umanamente consolarci e confortarci, il Signore ci offre motivi di consolazione e di conforto soprannaturali; motivi di consolazione e di conforto che vengono direttamente da lui, dalla fede in lui. La Liturgia di questa quarta domenica di quaresima, domenica ‘Laetare’, ce ne presenta alcuni.

L’introito e il graduale ci hanno detto: “Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”  E’ il grido del pio israelita, devoto e amante di Dio, che esulta al pensiero di salire a Gerusalemme e potersi trattenere nel tempio a lodare il Signore, a pregarlo, a fare esperienza di lui. Dio è sempre accessibile, Dio è sempre incontrabile. Ogni volta che noi lo vogliamo, Dio lo possiamo trovare. Non è necessario fare anticamera per incontrare Dio, come spesso è necessario fare con i grandi e i potenti della terra. Do è sempre accessibile, in ogni istante; lui che è la nostra pace, la nostra forza, il nostro rifugio, la nostra fiducia; lui che ci è padre e salvatore; lui che possiede un’acqua che ci disseta, un pane che ci sazia, una luce che ci illumina la strada. “Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”

Anche l’epistola ci ha detto una cosa bella che ci dà gioia. Il linguaggio che l’apostolo Paolo lì usa non è facile, ma la cosa che ci dice è molto bella: noi siamo figli della donna libera, di Sara, la vera moglie di Abramo; noi apparteniamo alla vera alleanza, quella stipulata da Dio con Abramo e confermata poi da Gesù. Dio è nostro alleato. Dio non è un Dio a sé, che se ne sta in cielo in uno splendido isolamento, ma Dio è alleato dell’uomo; Dio ha dato la mano all’uomo; Dio si è compromesso con l’uomo, e dalla sua alleanza con l’uomo non recede più.

Questo è motivo di gioia, perché avere un alleato, un amico, una persona su cui contare, è motivo di gioia, di fiducia, di sicurezza e di serenità.  Non dimentichiamo mai d’avere Dio per alleato! Un alleato d’eccezione, un alleato a cui sempre possiamo ricorrere, un alleato che non ci abbandona, che ci è sempre presente, fedelmente, in ogni circostanza e tornante della vita.

E anche il Vangelo ci dice una cosa che ci dà gioia. Gesù con pochi pani e pochi pesci sfamò una folla numerosa. Non fu la folla a chiedere il pane, fu Gesù a donarglielo di sua iniziativa. Gesù si prese cura di quella gente, vide il suo problema e non restò indifferente; intervenne. Gesù è un Gesù che ha cura dell’uomo. Discese dal cielo per prendersi cura di noi; accettò di essere messo in croce per avere cura di noi.

Egli ha cura di noi con la sua parola; la sua parola è luce, indicazione, orientamento, difesa, conforto. Gesù ha cura di noi perdonandoci i peccati. Il sacramento della Confessione ci tiene in cura sempre di continuo; di continuo ci medica, ci guarisce, ci dona virtù, impedisce che ci perdiamo. Gesù ha cura di noi donandoci il suo Corpo e il suo Sangue, farmaco di immortalità. Ha cura di noi donandoci la Chiesa, arca santa che ci salva dai marosi della vita e dagli assalti di satana. Quanto bene riceviamo dalla Chiesa!

Gesù ha cura di noi. Sapere di essere oggetto delle cure di Gesù e guardati e custoditi di continuo dalla sua bontà, ci dà gioia. “Rallegrati, Gerusalemme – ci ha detto l’introito della Messa – rallegratevi, voi che eravate nel lutto; sfavillate di gioia!” Accogliamo questo invito di Dio oggi; lasciamo che esso risuoni dentro di noi, anche se dentro di noi ci fossero tristezza, fatica e sofferenza; anzi, proprio se dentro di noi ci fossero tristezza, fatica e sofferenza. Il Signore ci dia la sua gioia.

don Giovanni Unterberger

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