Festa dei Santi Pietro e Paolo

(At 12,1-11;   2Tim 4,6-8.17-18;   Mt 16, 13-19)

Duomo, sabato 28 giugno 2014

Festa degli apostoli Pietro e Paolo; festa di due massime colonne della Chiesa. La Chiesa celebra e onora questi due santi in un’unica festa perché diedero tutti e due il sangue per Cristo nella stessa città, Roma, e nel corso della medesima persecuzione scatenata contro i cristiani dall’imperatore Nerone, tra il 64 e il 67 d.C.

Pietro e Paolo: due innamorati di Gesù; due innamorati di Gesù senza misura e senza riserve, tanto da far dire all’uno, Paolo: “Per me il vivere è Cristo” (Fil 1,21); “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20); e tanto da spingere l’altro, Pietro, a chiedere ai suoi crocifissori di essere crocifisso con la testa in giù, perché non si sentiva degno di essere crocifisso con la testa in su, come il suo Maestro.

Due innamorati di Gesù, due massime colonne della Chiesa, eppure tanto differenti tra di loro!

Pietro, pescatore di Galilea, era un emotivo, un sentimentale, uno che si accendeva facilmente per i grandi ideali e vibrava immediatamente di fronte alle cose belle; un entusiasta, ma poi un debole, un uomo fragile che aveva poca capacità di tenuta e facilmente veniva meno. Durante l’ultima cena disse, sicuro: “Signore, anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò” (Mc 14,31); e dopo poche ore, nel cortile del sommo sacerdote, alla serva che lo interrogava, disse: “Quell’uomo io non lo conosco” (Mt 26,72); non l’ho mai visto!

Pietro era però anche un uomo sincero, che sapeva riconoscere i suoi sbagli, le sue debolezze, e che sapeva credere che con Gesù si poteva sempre ricominciare, perché Gesù era la misericordia e il perdono.

Paolo era di tutt’altra pasta: era un fariseo, un uomo colto; niente gli faceva paura; era combattivo e deciso per natura; il suo temperamento aveva la durezza del diamante temprato fino all’inverosimile; non sarebbe venuto meno a morire alle sue scelte, alle sue decisioni, alle sue prese di posizione; un uomo difficile, che alle volte arrivava anche ad essere duro e intrattabile, come quando Barnaba e Marco pensarono di non poter proprio sopportarlo, e decisero di andare da un’altra parte a portare il Vangelo, senza di lui.

Paolo però aveva un cuore d’oro, che sapeva modulare dentro di sé le note più alte dell’affetto e dell’amicizia per i suoi cristiani, come appare dal suo epistolario.

Due personalità, dunque, molto diverse tra di loro, che furono entrambe impiegate dal Signore per la realizzazione del suo disegno, per la costruzione del Regno.

Anche noi siamo tutti diversi, diversi l’uno dall’altro: sensibilità diversa, cultura diversa, temperamento diverso, età diversa, modi di vedere le cose diverso, doni e qualità diverse… eppure tutti chiamati a costruire l’opera del Signore. Ciascuno così com’è, così come lo ha pensato il Signore; ciascuno con la propria vocazione, col proprio compito e con la propria missione.

Ciascuno anche con i propri limiti e i propri difetti. Chissà quanto sarà pesato a Pietro il vedersi tanto volubile, tanto incostante; il sentirsi una “frana”. Eppure Gesù scelse proprio lui, “frana” , per farne una “roccia”, la roccia della Chiesa!

Chissà quanto sarà pesato a Paolo il suo temperamento focoso, portato all’intransigenza e poco capace di mediare, lui che doveva continuamente rapportarsi con amici e con avversari. Eppure il Signore compì con lui opere meravigliose! Paolo fondò un’infinità di comunità cristiane.

Non ci devono fare obiezione i nostri difetti. Ciò che conta ed è importante è che, come Pietro e Paolo, noi ci mettiamo al seguito di Gesù; ciò che conta ed è importante è che noi, come loro, ci innamoriamo di Gesù; che, come loro, ci lasciamo cambiare la vita da Gesù.

Non importa se cadiamo, se inciampiamo sempre e di continuo. Siamo simili a Pietro… Gesù non ci scarta se siamo simili a Pietro; Gesù è sempre pronto a riaccoglierci e a rialzarci come raccolse e rialzò Pietro in lacrime dopo che lo aveva rinnegato. Pietro scoppiò in lacrime e “pianse amaramente”, dice il Vangelo (Lc 22,62). Gesù accoglie anche le nostre lacrime e il nostro pentimento dopo ogni caduta, dopo ogni tradimento.

Ma se assomigliamo a Pietro, dobbiamo assomigliare anche a Paolo, assomigliare al suo temperamento deciso e inflessibile: diventare decisi e inflessibili nella volontà di amare il Signore; di non arrenderci di fronte ai nostri difetti; di voler migliorare e tendere alla santità; di voler volare alto nella vita.

 

Pietro e Paolo, colonne della Chiesa; siano colonne anche della nostra vita spirituale; e con la loro preghiera e il loro aiuto dal cielo, con il loro soccorso e intercessione, ci facciano perseverare e crescere nell’amore e nella sequela di Cristo, così da essere più cristiani.

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