2° Domenica d’Avvento (forma ordinaria)

(Is 40, 1-5.9-11; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8)

Duomo, sabato 6 dicembre 2014

“Lavori in corso” potrebbe essere il titolo di questa seconda domenica d’Avvento. La prima lettura, infatti, ci ha parlato di strade da spianare, di colline da abbassare, di valli da colmare. Il Vangelo ci ha detto: “Raddrizzate le vie del Signore”; e san Pietro nella seconda lettura ci ha esortato ad un lavoro su di noi per vivere “senza colpa e senza macchia” in attesa della venuta del Signore.

La vita è “lavoro”. Lo sappiamo bene. Lo sanno coloro che ne hanno molto, e lo sanno anche, e dolorosamente, coloro che ne sono privi. La vita è lavoro.

Ma al lavoro esterno si deve accompagnare un lavoro interno, interiore, un lavoro forte ed assiduo su di sé, sulla propria persona, sulla propria vita. Corriamo tutti il rischio di essere molto impegnati nel lavoro fuori di noi, quello che ci è richiesto e imposto dalla nostra condizione di famiglia, di professione, ed essere meno impegnati nel lavoro interno, quello su noi stessi. Ma se è importante il primo, è importante anche il secondo; se è necessario il primo, è necessario anche il secondo.

La qualità delle relazioni umane si gioca e si basa tutta sull’esserci o sul non esserci di questo lavoro interiore. Persone che lavorano su di sé, che sono attente e intente a crescere, a migliorare spiritualmente, a correggere i propri difetti, ad aprirsi ad accogliere le persone che hanno vicino, costoro sono persone capaci di vere relazioni di qualità.

Quanto è importante che i coniugi lavorino ciascuno su di sé, e non demordano da questo tipo di lavoro! Quanto è importante che i figli facciano altrettanto! Quanto è importante che questo “lavoro” venga fatto in ogni “posto di lavoro”! È la sfida che sta davanti a tutti; davanti a ciascuno!

Questa è la sfida che sta davanti anche nel rapporto dell’uomo con Dio. Per incontrare Dio, per lasciarsi incontrare da lui occorre lavorare su di sé.

Un primo lavoro è tenere gli occhi ben aperti e vigilanti su se stessi. Ricordo che durante una lezione di religione chiesi ai miei alunni di liceo: “Sapete quanti sono i vizi capitali?” Mi risposero: “Non sappiamo nemmeno quali siano i vizi capitali…”. E io a loro: “Pericoloso! Perché li abbiamo tutti dentro di noi! Sono inquilini brutti, cattivi, che fanno danni; ed è da sconsiderati non conoscerli, non sapere nemmeno di averli! Come si fa allora a combatterli?”  E glieli elencai: superbia, avarizia, lussuria, invidia, e così via. Questi vizi, che tutti abbiamo, vanno tenuti d’occhio, vanno combattuti, vanno debellati. Senza una seria e continua lotta contro i nostri vizi e le nostre cattive passioni non è possibile l’incontro col Signore, che è l’umile, il mite, il generoso, il casto.

Un secondo lavoro che dobbiamo fare su di noi per poter incontrare il Signore e per poterci lasciare incontrare da lui, è il lavoro nell’ambito della carità, dell’amore. “Dio è amore. – dice l’apostolo Giovanni – Chi ama dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,8-16). Ogni volta che noi compiamo un atto d’amore, un gesto buono, un gesto di pazienza, di ascolto, di aiuto, di soccorso, di condivisione, di giusta correzione, di perdono, noi incontriamo il Signore, e lui incontra noi. Non è possibile incontrare il Signore fuori dell’amore, perchè Dio è amore, e là invece dove c’è amore, lì c’è Dio.

E un terzo lavoro che dobbiamo fare su di noi è chiedere. Abbiamo bisogno di chiedere; se non chiediamo a Dio con la preghiera che ci aiuti a compiere il primo e il secondo lavoro che abbiamo ora ricordato, non riusciremo a portarli a compimento, perché essi sono superiori alle nostre forze. Anche il chiedere, il pregare, richiede a noi un lavoro su noi stessi: chiede che ci sappiamo staccare dalle occupazioni quotidiane, che sappiamo spegnere la televisione, il computer, e ci prendiamo del tempo per stare con il Signore, per meditare la sua Parola. Anche pregare chiede “lavoro”!

Tempo di lavoro è l’Avvento: ci sono strade da spianare, colline da abbassare, valli da colmare. Sta per venire il Signore! Egli ha bisogno di trovare cuori aperti, cuori impegnati, cuori al lavoro, così da poterli incontrare.

                                   Don Giovanni Unterberger

 

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