Domenica della Santa Famiglia-2014

(Gn 15,1-6; 21,1-3;   Ebr 11,8. 11-12. 17-19;   Lc 2,22-40)

Duomo, sabato 27 dicembre 2014

Erich Fromm nel 1957 pubblicò un libro dal titolo “L’arte di amare”; un titolo che a prima vista lasciò perplesse molte persone, perché le persone si dissero: “Ma come? amare sarebbe un’arte? L’amore non è qualcosa di spontaneo, di naturale, qualcosa che viene da sé?” Erich Fromm sostiene in quel suo libro, di quasi sessant’anni fa ma ancora attuale, che l’amore non sempre è spontaneo e viene “facile”, ma che l’amore vero è un’arte da apprendere, ha bisogno di esercizio, di impegno, di sforzo e di ascesi.

Conosciamo i tre livelli dell’amore. C’è l’amore di “eros”. Papa Benedetto XVI nella sua enciclica “Deus caritas est” riscatta l’amore di eros da una condanna assoluta e radicale che in passato ebbe. Dice che l’amore di eros ha un fondo buono dentro di sé, perché è la forza che spinge la persona ad uscire da se stessa e a cercare la relazione con le altre persone; e ciò è cosa buona. Ma l’amore di eros porta in sé un limite: quello di cercare le altre persone per sé, per il proprio tornaconto, per il proprio interesse e piacere. L’eros quindi, dice il papa, ha bisogno di essere purificato per diventare amore più vero, più alto, più umano.

Un secondo livello del’amore è l’amore di “filìa”, l’amore amicale, l’amore degli amici. Questo amore è già più perfetto dell’amore di eros, in quanto è capace di oblatività, di dono di sé; però nasconde anch’esso un limite: il limite di aspettarsi il contraccambio. L’amore di filìa ama, ma pretende di essere contraccambiato e corrisposto.

Il livello più alto dell’amore è l’amore di “agàpe”, l’amore che è solo dono di sé, pura oblatività, dono senza attese e senza pretesa di nulla.

Tale è l’amore di Dio. L’uomo solo qualche volta, in qualche momento ed occasione, è capace di amare di amore di agàpe, di amore perfetto. Davvero ha ragione Erich Fromm quando dice che amare è un’arte da imparare, e in cui esercitarsi di continuo con impegno e con buona volontà.

L’amore di eros, da solo, non assicura buone relazioni, perché l’eros tende a possedere le persone, e le persone non accettano di essere possedute, di essere dominate. Neppure l’amore di filìa, da solo, è capace di assicurare a lungo buone relazioni, perché l’amore di filìa tende ad avere il contraccambio, s’aspetta di ricevere qualcosa dall’amico, e non sempre l’amico è disposto o è in grado di dare ciò che l’amico s’aspetta, e la relazione si inceppa, entra in crisi, fino anche a rompersi. Solo l’amore di agàpe è in grado di nutrire e conservare relazioni buone, profonde, durature; relazioni di comunione vera e per sempre.

Oggi è la domenica della santa Famiglia di Nazareth. Abbiamo sentito il Vangelo raccontare di Giuseppe, di Maria, di Gesù. Una famiglia religiosa, che a quaranta giorni dalla nascita di Gesù portò il figlio al tempio per offrirlo al Signore. Quella famiglia onorava Dio e viveva in sé l’amore di agàpe. Viveva l’amore di agàpe nella semplicità e nell’ordinarietà della vita di tutti i giorni: Giuseppe custodiva, proteggeva e amava Maria e Gesù; lavorava per loro. Maria accudiva alle cose di casa, serviva, attenta a che non mancasse nulla a Giuseppe e a Gesù. Gesù cresceva e si fortificava, mantenendosi pienamente obbediente e sottomesso a Giuseppe e a Maria. In quella famiglia vigeva l’agape!

L’amore di agàpe è l’amore necessario ad ogni famiglia, e non solo ad ogni famiglia, ma ad ogni comunità cristiana, ad ogni parrocchia, ad ogni Associazione, Movimento, gruppo di qualsiasi tipo. In famiglia l’amore di agàpe è necessario in una dose e in una misura particolarmente abbondante, perchè le relazioni in famiglia sono particolarmente strette e vicine; e proprio perché sono particolarmente strette e vicine sono anche più a rischio, più esposte a soffrire per ferite, sgarbi, attese, pretese, egoismi, offese. L’amore di agàpe soltanto può tenere unita una famiglia in una comunione vera e gioiosa. Amore che è puro dono di sé.

L’amore di agàpe non è l’amore di cui è capace normalmente l’uomo. L’uomo cade facilmente nell’amore di eros e di filìa.  E’ a Dio, fonte di amore di agàpe perfetto, che l’uomo deve rivolgersi e chiederlo. Papa Francesco disse a un gruppo di fidanzati e di sposi: “Pregate così: Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano”. La preghiera è capace di ottenere amore. Di amore abbiamo bisogno; e di preghiera che ottiene amore abbiamo bisogno! Chiediamo oggi alla santa famiglia di Nazareth, ma chiediamoglielo spesso: “Santa Famiglia di Nazareth, insegnaci l’agàpe”.

don Giovanni Unterberger

 

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