(Is 60,1-6 ; Ef 3,2-3a. 5-6 ; Mt 2,1-12)
Belluno, duomo, 5 gennaio 2015
Belluno chiesa di s. Stefano, 6 gennaio 2015
“Da oriente”, vennero i Magi a Betlemme. Il testo evangelico non dice “dall’Arabia, dall’India”, o da un’altra regione ad est della Palestina; dice “da oriente”. Lascia nel vago il luogo preciso di provenienza dei Magi, ed usa questa espressione: “da oriente”, che è quanto mai significativa.
“Oriente” in greco si dice “anatolé”, ed è la parola che Matteo usa qui nel testo evangelico per indicare da dove i Magi venivano. “Anatolé” deriva dal verbo “anatéllo”, che significa “sorgere, alzarsi, levarsi”; per cui “anatolé” indica il luogo dove il sole si leva, dove il sole sorge; appunto “oriente”.
Ma qual è il vero “oriente”? dov’è che si leva e si alza il vero sole? il sole che illumina e che riscalda l’umanità con i raggi di cui l’umanità ha bisogno? Quell’ “oriente” non è un luogo, è una persona! L’evangelista Luca parlando di Gesù, il Messia che sarebbe venuto nel mondo, dice: “Verrà a visitarci l’ ‘anatolè’, l’ Oriente, un sole che sorge” (Lc 1,78).
I Magi, dall’oriente giunsero all’Oriente; dall’oriente geografico, giunsero all’Oriente della salvezza. Il loro oriente era, sì, illuminato dalla luce fisica: i Magi godettero di un oriente particolarmente luminoso quella notte, grazie alla stella speciale che era apparsa in cielo e che parlava loro di un re; ma il loro oriente era ancora buio, mancava di qualche cosa, tanto che sentirono il bisogno di mettersi in cammino, di mettersi in marcia, alla ricerca.
Tutti noi manchiamo di qualche cosa; l’uomo su questa terra manca sempre di qualche cosa. Avesse anche tutto dal punto di vista materiale, gli mancherebbe ancora qualche cosa. Ciò che ci manca (può mancarsi salute, sicurezza economica, relazioni serene, pace del cuore…) tutto ciò che ci manca ci fa soffrire e noi non lo vorremmo, vorremmo eliminarlo; ed è giusto che nel limite del possibile cerchiamo di eliminarlo; ma non dimentichiamo la spinta e l’appello che tutto ciò che ci manca ha e porta in sé: la spinta e l’appello a cercare l’ “Oriente”, il vero oriente, quello che può illuminare la nostra vita e dare risposta alle nostre situazioni. I Magi si misero in cammino verso quell’Oriente.
Gesù è il sole che si è innalzato sul mondo a portare salvezza. Il sole illumina, il sole riscalda. Cristo è la luce del mondo; la sua luce rivela l’uomo, l’uomo che non è oggetto, merce, cosa di cui si possa fare ciò che si vuole; l’uomo è dignità, è valore insopprimibile, è figlio di Dio. Ogni uomo. Cristo è Oriente che getta luce sul vivere umano; è luce che con i comandamenti e con le beatitudini evangeliche indica la strada, illumina il cammino, fa sì che i passi dell’uomo siano posti in modo giusto e vero. Cristo è luce che getta luce anche sull’al di là, così che possiamo avere speranza. “Io sono la luce dl mondo, chi cammina dietro a me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”, ha detto Gesù (Gv 8,12).
Cristo, sole che sorge, è “Oriente” che riscalda. Il mondo ha bisogno di essere riscaldato; ogni cuore di uomo, di donna, ha bisogno di caldo, di calore, di essere riscaldato. E a riscaldare, lo sappiamo, è l’amore. Cristo è amore. Il suo “Oriente” è amore. In quell’Oriente noi possiamo tuffarci ed immergerci per sentirci amati, accolti, abbracciati, benedetti! Anche se poveri, anche se miseri, anche se peccatori… In quell’ “Oriente” c’è posto per tutti gli uomini!
Come i Magi mettiamoci anche noi in cammino. Dai nostri “orienti” ancora bui muoviamo passi verso l’ “Oriente” di luce e di amore. “Trovarono Maria e il bambino”, dice dei Magi il Vangelo. Troveremo anche noi Maria e Gesù.
Gentile da Fabriano, pittore del 1400, dipinse una bella “Adorazione dei Magi”, e nel suo quadro ritrasse il primo dei tre Magi prostrato davanti al bambino Gesù, tenuto sulle ginocchia da Maria. Il bambino Gesù posa la sua piccola mano sulla testa calva del re che lo adora, come a benedirlo. Saremo anche noi benedetti dal Signore. Egli ci custodirà nel nostro cammino di quest’anno e nel cammino della vita: da “oriente” ad “Oriente”.
don Giovanni Unterberger