Domenica del Battesimo di Gesù

(Is 55,1-11;   1Gv 5,1-9;   Mc 1,7-11)

Duomo di Belluno, sabato 10 gennaio 2015

Festa del battesimo di Gesù. Gesù si immerse nel Giordano, si immerse nell’acqua. “O voi tutti assetati, venite all’acqua”. Gesù aveva sete dell’acqua del fiume Giordano; non per berla, ma per immergervisi, prendendo parte al rito che Giovanni Battista andava compiendo su coloro che accorrevano a lui. Giovanni battezzava le persone immerse nel Giordano suggellando il desiderio di quelle persone di appartenere a Dio in modo pieno e totale.

C’era un grande fervore in tutta la Palestina a quel tempo; molta gente sentiva la vacuità dei riti religiosi praticati al tempio di Gerusalemme; avvertiva la pesantezza e il formalismo della legge di Mosè così come veniva proposta ed insegnata dai dottori della legge; e sentiva il bisogno di una religiosità vera, di un rapporto con Dio che prendesse la vita e fosse autentico. Giovanni Battista rispondeva a tale esigenza e a tale desiderio.

Anche Gesù, che sempre, fin da fanciullo, aveva desiderato appartenere a Dio (ricordiamo l’episodio del suo attardarsi, dodicenne, al tempio e le sue parole: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,42-50), partì da Nazareth alla volta del fiume Giordano per farsi battezzare da Giovanni. Gesù desiderava confermare, ed anche pubblicamente affermare, la sua appartenenza al Padre.

“Appartenenza a Dio”, è il battesimo; in particolare il battesimo cristiano, quello istituito da Cristo. Col battesimo la creatura viene fatta appartenere a Dio in modo del tutto speciale. La creatura umana appartiene già a Dio in quanto creatura, in quanto riceve da Dio l’essere e l’esistere; ma col battesimo l’appartenenza a Dio si fa molto più grande, più intensa, più profonda. Col battesimo la creatura umana viene resa figlia di Dio, generata da lui, membro di Cristo, dimora dello Spirito Santo, erede del Cielo.

Non c’è appartenenza più necessaria e più salvifica per l’uomo dell’appartenenza dell’uomo a Dio. E’ Dio la salvezza dell’uomo, non altri. Chi può dare la vera pace del cuore all’uomo? chi può dare senso compiuto al suo vivere e al suo morire? chi può assicurargli di non cadere nel nulla dopo questa vita, ed assicurargli una vita che non finisce? Solo Dio. Dio vuole stringere a sé la sua creatura, vuole che la sua creatura gli appartenga.

Dono totalmente gratuito è questa appartenenza! “O voi tutti assetati, venite all’acqua, all’acqua di questa appartenenza; venite anche se non avete denaro, anche se non potete esibire meriti per averla, anche se non ne avreste il diritto! venite ugualmente; venite, perché io voglio che siate miei; perché io desidero riversare in voi tutti i miei doni, tutto il bene che io sono! io voglio salvarvi!”

L’appartenenza a Dio, dataci dal battesimo, chiede di essere custodita, confermata, accresciuta. Ogni giorno della nostra vita può essere un nuovo battesimo, può essere un giorno di nuova e più profonda appartenenza al Signore. Oggi io posso essere più “battezzato” di ieri; domani posso esserlo più di oggi; a quaranta, cinquanta, settant’anni posso essere più “battezzato” del giorno in cui fui battezzato! Che bello questo battesimo che può crescere, dilatarsi, prendere e invadere tutta la nostra vita, fare di noi qualcosa che sempre di più appartiene ed è di Dio! Che straordinaria realtà! Che preziosa realtà, questo battesimo!

“Siate saggi”, invita molte  volte la Sacra Scrittura. Saggezza è crescere nell’appartenenza al Signore; saggezza è evitare e rifiutare tutto ciò che ci allontanasse e separasse da lui; saggezza è vivere da “battezzati” e viverlo sempre di più.

Gesù, il vero “battezzato”, il totalmente appartenente al Padre, faccia anche di noi persone totalmente di Dio.

don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.