Solennità del Santo Natale (Messa del giorno)

( Ebr 1,1-12;   Gv 1,1-14)

25 dicembre 2015

“Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”; Dio si è fatto uomo; Dio si è fatto ‘noi’. Un evento straordinario è accaduto; l’inimmaginato e l’inimmaginabile ha preso forma; ciò di cui l’uomo aveva estremo bisogno, e che non avrebbe mai osato sperare, è avvenuto per lui. Contempliamo, fratelli! Contempliamo e ammiriamo! Contempliamo e stupiamo! Contempliamo e lodiamo! Contempliamo e amiamo!

“Oggi noi contempliamo il Cielo calato sulla terra – esclama san Pietro Crisologo – contempliamo la terra elevata al Cielo; contempliamo l’uomo in Dio e Dio nell’uomo; Colui che il mondo intero non può contenere, lo vediamo racchiuso in un minuscolo corpo”.

Contemplando il mistero del Natale sant’Agostino scrive: “Il Signore ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo, lui per mezzo del quale è stato creato il tempo; è diventato uomo, lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare”. Gesù è nato per noi; è nato per amore di noi.

Sant’Agostino scrive ancora: “Che cosa ho potuto io accumulare di bene per cui tu, Gesù, ti sia mosso a compassione di me e sia venuto a salvarmi? Che cosa hai trovato in me? Soltanto peccati. Di tuo vi hai trovato solo la natura che tu stesso avevi creata; il resto erano mali miei; e tu li hai eliminati. Non io per primo mi sono levato e mosso incontro a te, ma tu sei venuto a svegliarmi. Infatti la tua misericordia mi ha prevenuto. Prima che io compissi qualcosa di buono, la tua misericordia mi ha anticipato. Sei venuto per me, per amore di me”.

E rivolgendosi a se stesso, e ad ogni uomo, sant’Agostino continua: “Saresti morto per sempre, o uomo, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se egli non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non ti fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto”.

Natale, grande mistero d’amore! Mistero della grande benevolenza di Dio per l’uomo! E mistero di grande umiltà!

Ascoltiamo ancora il santo Dottore: “Osserva, o uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. Tu, una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente; il tuo Creatore invece per te giacque bambino in una mangiatoia, incapace di chiamare per nome anche sua madre. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; lui per obbedienza è venuto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perché morendo ritrovasse te che eri morto. Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina”. Cristo Gesù, nato a Betlemme nella notte e nel silenzio, è l’umiltà di Dio in persona!

Mistero di amore e di umiltà è il Natale. Di fronte al Signore buono e umile dove stanno i nostri egoismi e le nostre superbie? Possono forse trovare posto, spazio e giustificazione? Possono forse avere senso? Non sono forse la cosa più disdicevole, più fuori posto e più sbagliata che ci sia? Non è forse, invece, la bontà, l’amore e l’accoglienza del fratello e della sorella, la cosa giusta, la cosa bella, la cosa ‘divina’? E non lo è forse l’umiltà, l’abbassamento del nostro ‘io’ che vuole dominare, prevalere e prevaricare?

Amore e umiltà sono la luce e la forza che vengono dalla culla di Betlemme; sono il richiamo e l’invito che il Verbo fatto carne ci rivolge e ci offre. Di questo invito e richiamo ha bisogno il mondo, ha bisogno il nostro cuore, ogni cuore umano, per avere la pace, la serenità e la gioia. Per poter fare davvero Natale.

don Giovanni Unterberger

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