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Ef 6,10-17; Mt 18, 23-35
Belluno, chiesa di s. Stefano, 9 ottobre 2016
Gesù era profondo conoscitore del cuore umano; sapeva come siamo fatti. Con le sue parabole egli andava a toccare punti sensibili dell’uomo, come con la parabola che abbiamo ora ascoltato, in cui racconta di un uomo perdonato che non seppe a sua volta perdonare. Siamo noi quell’uomo che, perdonato da Dio, fa fatica e non riesce talvolta a perdonare al fratello, alla sorella.
Perdonare non è cosa umana, è cosa divina. Perdonare nel senso di condonare del tutto il torto ricevuto; perdonare nel senso di non lasciarsi condizionare dall’offesa nel comportamento verso la persona che ci ha offeso; perdonare nel senso di essere addirittura capaci di fare del bene a chi ci ha fatto del male, e trattare bene chi ci ha feriti (cfr Mt 5,39-41), questa non è cosa umana, è cosa divina. Solo con la forza di Dio ciò ci è possibile e ci riesce di fare. Da soli, con le nostre sole forze, di questo non siamo capaci.
Ecco che ci viene in aiuto l’apostolo Paolo, con le prime parole dell’epistola: “Fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza”. Attingere forza dal Signore: questo ci è necessario; questo ci è indispensabile. Ci è indispensabile non solo per saper perdonare, ma ci è indispensabile per ogni altro comportamento buono e virtuoso. Attingere forza nel Signore per vivere onestamente; attingere forza nel Signore per vivere castamente, nel matrimonio e fuori del matrimonio; attingere forza nel Signore per vivere caritatevolmente, col cuore aperto al bisognoso, al povero; attingere forza nel Signore per vivere pazientemente, in mezzo alle tribolazioni e ai dolori della vita. E’ necessario attingere forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.
Anche perché -ci ricorda san Paolo- noi siamo coinvolti in una lotta in cui i nostri avversari non sono solo i nostri istinti e le nostre passioni, ma sono anche esseri spirituali ostili a noi: “Principati e Potestà, spiriti del male che dominano questo mondo di tenebra”. Siamo in guerra, in una guerra spirituale. L’apostolo ci esorta a camminare armati, armati di verità, di giustizia, di fede, di Parola di Dio, di Spirito Santo. Armati dentro un’armatura che non dobbiamo mai deporre.
La forza e il vigore del Signore sono a nostra disposizione. Si racconta di un papà che disse al suo bambino: “Sposta quel sasso”. Il bambino ci provò, ma senza riuscirvi. Era un sasso molto grosso. Il bambino, sconsolato, disse al papà: “Non ce la faccio; il sasso è troppo grosso” – “Sì che ce la fai”, replicò il papà. E il bambino: “Come?” – “Se mi chiedi che ti aiuti”, disse il papà.
Attingere forza nel Signore e nel vigore della sua potenza è la via per compiere l’impossibile. Con la forza di Dio noi possiamo ‘spostare le montagne’, ci dice Gesù (Mt 17,20); con la sua forza. Attingiamo forza nella preghiera, nella meditazione della Sacra Scrittura, nella lettura della vita dei Santi, nella conversazione spirituale con fratelli di fede. “Tutto io posso in Colui che mi dà la forza”, dice san Paolo (Fil 4,13), ed era in prigione quando disse ciò.
‘Signore, dammi la forza per essere un tuo buon discepolo; e, prima ancora, dammi la forza di chiederti la forza, consapevole che senza di te non posso fare nulla’ (Gv 15,5).
don Giovanni Unterberger