Domenica in Albis

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Duomo di Belluno e chiesa di s. Stefano, 23 aprile 2017

Il santo papa Giovanni Paolo II, nel 1992, stabilì che la prima domenica dopo la Pasqua fosse la domenica della Divina misericordia. Il papa la istituì secondo le visioni avute da santa Faustina Kowalska, suora polacca, alla quale Gesù stesso chiese che tale domenica, la domenica ‘in albis’, fosse la domenica che in modo particolare facesse memoria della sua divina misericordia.

Di misericordia abbiamo tutti bisogno, perché se l’ultima parola di Dio sull’umanità, e su ciascun uomo, non fosse una parola di misericordia, saremmo tutti perduti. “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?Ma presso di te è il perdono”, dice il salmo (Sal 130,3-4). Nessuno potrebbe sussistere davanti al giudizio di Dio se il giudizio di Dio non fosse un giudizio di misericordia, se non fosse un giudizio di perdono per il peccatore pentito.

Il Gesù che il Vangelo di questa domenica ci mette davanti è un Gesù di grande misericordia. Gli apostoli avevano abbandonato Gesù durante la passione, Pietro l’aveva rinnegato, ma Gesù non si mostra risentito verso di loro; appare loro, la sera di Pasqua, con sulle labbra un saluto bellissimo, il saluto più consolante e più rassicurante che gli apostoli si sarebbero potuti sentire rivolgere: “Pace a voi!” Avevano abbandonato Gesù al suo destino, ed egli dice: “Pace a voi!”.  Gli apostoli non si erano dimostrati discepoli fedeli, per nulla affidabili, e Gesù dice loro: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”; affida loro la stessa sua missione; sarebbero stati nel mondo ciò che lui stesso era stato, portatori della salvezza di Dio portata nel mondo da Gesù.

Addirittura la misericordia di Gesù non fu, quella sera di Pasqua, solo per gli apostoli, ma fu per tutto il mondo. Gesù disse: “Ricevete lo Spirito Santo, a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati”: Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione, il sacramento della misericordia. Dentro quella misericordia siamo tutti noi; in quella misericordia possiamo entrare ogni qualvolta abbiamo peccato e abbiamo bisogno di perdono.

Gesù fu misericordioso anche con l’apostolo Tommaso. Tommaso non voleva credere alla risurrezione di Gesù: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”; e Gesù. misericordioso gli appare, con una apparizione tutta per lui; gli viene incontro nella sua debolezza di fede e lo accontenta: “Tommaso, metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mi fianco; e non essere incredulo, ma credente”.

Gesù è il misericordioso. E’ la personificazione stessa del Dio della misericordia. Di quel Dio che già nell’Antico Testamento aveva iniziato a rivelarsi come misericordioso. Dice di Dio il libro delle Lamentazioni: “Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione; esse sono rinnovate ogni mattina” (Lam 3,22-23). Il profeta Michea esclama: “Qual dio è come te, che toglie l’iniquità e perdona il peccato; che non serba per sempre l’ira, ma si compiace d’usar misericordia? Egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati” (Mi 7,18-19). Dio è misericordioso.

“Canterò senza fine le misericordie del Signore”, dice il salmo (Sal 89,2). Nostro dovere è ringraziare il Signore per la sua bontà, per la sua pazienza, per la sua longanimità. Egli merita un ‘grazie’ continuo, ardente, generoso, fatto di desiderio di amarlo, di sforzo e di impegno di non offenderlo più. Sarebbe una colpa brutta, bruttissima, abusare della sua misericordia. Il libro del Siracide mette in guardia da questa brutta tentazione: “Non dire: ‘Ho peccato, e che cosa mi è successo?’, perché il Signore è paziente. Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato. Non dire: ‘La sua misericordia è grande; mi perdonerà i molti peccati’, perché presso di lui ci sono misericordia e ira; il suo sdegno si riverserà sui malvagi” (Sir 5,4-6).

La misericordia del Signore, sempre pronta ad accoglierci e a perdonarci, sia stimolo e spinta ad amare il Signore sempre di più, a non offendere un Dio così buono.

don Giovanni Unterberger

 

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