Solennità del Corpus Domini

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(Es 24,3-8;   Ebr 9,11-15;  Mc 14,12-16. 22-26)

Duomo di Belluno, sabato 2 giugno 2018

Non finiremo mai di adorare, di ringraziare, di onorare l’Eucaristia. Quanto onore le è stato tributato lungo i secoli! Cattedrali meravigliose; tabernacoli vere opere d’arte; cibori straordinariamente lavorati sovrastanti l’altare, ove l’Eucaristia veniva celebrata; calici d’oro e d’argento; ostensori ornati di perle preziose; luci e incenso, per l’Eucaristia; paramenti finemente tessuti; feste e processioni; canti in suo onore: tutte espressioni di fede e di amore del popolo di Dio verso il grande Mistero.

L’Eucaristia è Lui, è il Signore stesso, presente e vivo, sotto l’apparenza di un po’ di pane e di un po’ di vino. Lì nascosto è il Re dei re, il Signore dei signori, il Creatore dell’universo, il Giudice del mondo, il senso della storia, Colui che incontreremo per sempre nell’eternità.

Anni fa (era vescovo mons. Muccin), all’indomani della festa del Corpus Domini, è apparsa su un quotidiano locale la cronaca della celebrazione religiosa, e il cronista, l’autore dell’articolo, scrisse: “Dopo la Messa celebrata in duomo dal Vescovo, si è snodata per le vie della città la tradizionale processione con la statua del Santissimo”. Sic! “La statua del Santissimo”! No, il Santissimo non è una statua; l’Eucaristia è qualcosa di vivo, di palpitante, di vibrante; è una Persona, la Persona stessa del Dio fatto uomo; è la Persona più viva che ci sia, Persona che vede, che sente, che conosce, che pensa, che ama!

Quando noi entriamo in chiesa, e c’è l’Eucaristia nel tabernacolo, Gesù ci vede e ci sorride, ci saluta e ci guarda in volto, ci guarda nel cuore. Vede se il nostro volto è sereno, tranquillo, o se è preoccupato, teso, rabbuiato. Vede e legge nel nostro cuore, se c’è gioia e voglia di bene, o se c’è angoscia, amarezza, nervosismo, paura. Gesù vede, Gesù nota; Gesù è vivo nell’Eucaristia!

Egli si dona a noi. Entra in noi con la Santa Comunione. In noi egli vuole abitare, per conformarci a sé. “Mentre, quando prendiamo cibo -dice sant’Agostino- è il cibo ad essere assimilato a noi, nella Comunione eucaristica siamo noi ad essere assimilati al cibo che assumiamo, siamo noi ad essere assimilati a Cristo, e fatti sempre di più ‘cristiani’ ”. Venendo in noi Gesù ci dona grazia, ci dona la grazia suprema, che è lo Spirito Santo, Spirito che trasforma, che opera, che sana, che dona virtù, forza, santità.

La teologia parla di ‘ex opere operato’ e di ‘ex opere operantis’. Per ‘ex opere operato’ intende la forza del Sacramento, la forza dell’Eucaristia, che sempre c’è, e che sempre è pronta ad agire, quale forza straordinariamente grande, perché è la forza stessa di Dio. E per ‘ex opere operantis’ intende la disposizione di mente e di cuore di colui che si accosta alla Comunione, disposizione che può essere più o meno grande, più o meno adeguata e giusta. Il cuore di chi si comunica al Corpo di Cristo può essere più o meno ricco di fede, di devozione, di desiderio di Cristo.

L’ ‘ex opere operato’ può essere frenato, ridotto, addirittura annullato dall’ ‘ex opere operantis’, cioè dalle disposizioni di chi si comunica a Cristo, qualora tali disposizioni non fossero buone. Mentre disposizioni buone permettono all’ ‘ex opere operato, alla potenza dell’Eucaristia, di agire nell’anima. Il Catechismo della Chiesa cattolica indica come elemento necessario, per fare bene la Comunione, oltre ad essere in grazia di Dio e rispettare il digiuno prescritto, il ‘sapere Chi si va a ricevere’.

Ravviviamo in noi la consapevolezza di ‘Chi’ andiamo a ricevere con la Santa Comunione, in modo che gli effetti e le grazie dell’Eucaristia siano grandi, abbondanti, e incidano davvero nella nostra vita.

don Giovanni Unterberger

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