10a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(Gn 3.9-15;   2Cor 4,13-5,1;   Mc 3,20-35)

Duomo di Belluno, sabato 9 giugno 2018

 

“Dove sei?” è la grande domanda che Dio fece ad Adamo dopo che Adamo ebbe peccato. Nel testo ebraico essa è ancora più forte e più diretta: “Dove tu?” ( אַיֶּכָּה ), dice Dio ad Adamo; “dov’è il tuo ‘tu’, il tuo ‘essere’, la tua personalità, ciò che tu sei nel più intimo e nel più profondo di te?”. Dove?

Domanda forte, grande e inquietante, che inchioda Adamo e lo costringe a guardarsi dentro, a guardare alla sua nova condizione in cui si è messo.

“Sono nudo”, risponde Adamo; sono brutto. Sono brutto dentro, mi sono rovinato dentro… La nudità a cui Adamo si riferisce non è la semplice nudità esteriore; anche prima del peccato Adamo era nudo di nudità esteriore davanti a Dio, e non si vergognava; ora Adamo si vergogna, tanto da nascondersi agli occhi del Signore, perché col peccato è diventato ‘nudo’ dentro, si è fatto brutto nell’anima, nello spirito. “Sono nudo e mi sono nascosto”.

L’uomo deve guardarsi dentro; Dio chiama l’uomo a guardarsi dentro con coraggio, con sincerità, in modo quasi spietato, senza giustificazioni e paraventi. Che cosa trova l’uomo nel guardarsi dentro? Trova certamente cose buone, desiderio di bene, sentimenti buoni e positivi; ma vi trova anche tanto male, vi trova istinti bassi, intenzioni perverse; vi trova superbia, avarizia, lussuria, ira, invidia, gola, accidia: sono i vizi capitali. Vizi capitali, da cui derivano poi tanti altri vizi; vizi capitali, che proliferano in tante altre pieghe sbagliate e malate dell’anima.

L’uomo deve guardarsi dentro. Non è facile questo esercizio del guardarsi dentro, viene più spontaneo guardare agli altri; forse non è frequente; e forse spesso resta vago e superficiale, senza che l’esame dei propri moti interiori, dei propri pensieri, dei propri comportamenti e della propria vita vada fino in fondo, fino alla radice, così che i vizi continuino a vivere e non siano davvero combattuti. La vita spirituale è anche lotta ai vizi e alle cattive pieghe dell’anima.

La domanda “Dove tu?” di Dio ad Adamo non era di condanna, tendeva unicamente ad aiutare Adamo a prendere coscienza della sua triste condizione in cui era caduto; condizione che, tuttavia, poteva trovare salvezza. Di fatti Dio promette che al serpente, simbolo del diavolo tentatore che aveva spinto al male, sarebbe stata schiacciata la testa; Satana sarebbe stato sconfitto e vinto; ci sarebbe stata una ‘discendenza della donna’, il Messia, che avrebbe portato salvezza all’uomo e al mondo.

Quindi ci domandiamo: “Dove tu?”; in che situazione mi trovo; in quale condizione spirituale sono? Sono peccatore, sono ‘nudo’ dentro; sono malato e bisognoso di salvezza; ma salvezza c’è, il Salvatore c’è, il Messia c’è. “Rimante in me -ci dice Gesù- io in voi e voi in me” (Gv 15,4). In Cristo noi possiamo essere guariti e aiutati.

‘Dove io?’, allora? ‘Io -possiamo dire- sono in Cristo, voglio essere in Cristo; voglio pormi in lui, vivere con lui, unito a lui, diventare una cosa sola con lui. Cristo è il mio salvatore, e a lui voglio legare ogni istante della mia esistenza. Per cui, se Dio padre mi domandasse:”Dove tu?”, gli risponderei: “In Cristo tuo Figlio; sono peccatore, ma sono nel tuo Figlio, mio salvatore!’

don Giovanni Unterberger

 

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