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(2Re 4,42-44; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15)
Duomo di Belluno, sabato 28 luglio 2018
Il miracolo della moltiplicazione dei pani dovette essere un miracolo che fece grande scalpore; è infatti l’unico miracolo di Gesù riportato da tutti e quattro gli evangelisti. Non solo lo riporta Giovanni, nel racconto che abbiamo ora ascoltato, ma lo riportano anche Matteo, Marco e Luca. Fu un miracolo grande, di vaste proporzioni; ad essere beneficiaria dell’intervento prodigioso di Gesù non fu una sola persona, come nel caso del paralitico, del sordomuto o del cieco nato, o solo dieci persone, come nel caso dei dieci lebbrosi, ma addirittura una grande folla, cinquemila persone! Immaginiamo l’eco che dovette avere quel prodigio; immaginiamo cinquemila persone che tornano a casa, nei loro villaggi, e raccontano il miracolo: ‘Eravamo moltissimi; avevamo consumato ciascuno le proprie scorte di cibo, e all’improvviso ci fu dato pane e pesce da mangiare, da mangiare fino a sazietà! E addirittura ne avanzò! Non sappiamo come sia accaduto; fu Gesù, il rabbino di Nazareth, a fare ciò. Immaginiamo: mezza Galilea dovette essere stata messa sottosopra, in subbuglio…
Ma c’è un secondo motivo che spiega la presenza di questo miracolo in tutti e quattro i Vangeli, ed è il suo significato e senso simbolico, simbolico-eucaristico. La primitiva Chiesa lesse nel miracolo della moltiplicazione del pane un’allusione e, quasi, un’anticipazione di un altro miracolo circa il pane: il pane dell’Eucaristia. Nei racconti di tutti e quattro gli evangelisti è ravvisabile questa allusione, il collegamento tra i due ‘pani’, ma lo è in particolare nel racconto di Giovanni che abbiamo ora ascoltato.
Giovanni nota: “Era vicina la pasqua, la festa dei Giudei”. E’ la pasqua immediatamente precedente la Pasqua in cui Gesù avrebbe dato l’Eucaristia. Gesù scelse una pasqua per il miracolo della moltiplicazione del pane, così che fosse ravvisabile il collegamento col pane dell’Eucaristia dato poi nella Pasqua vera. Giovanni riporta inoltre, con accuratezza e precisione, i gesti di Gesù nel compiere il miracolo; dice: “Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti”. Sono gli stessi gesti che Gesù compì nel dare l’Eucaristia: nell’Ultima cena Gesù ‘prese il pane, rese grazie e lo diede agli apostoli’ che erano seduti con lui (cfr Lc 22,19). Per di più l’evangelista Giovanni fa seguire al racconto della moltiplicazione dei pani il ‘discorso eucaristico’, che presenta Gesù ‘pane vero disceso dal cielo’, come sentiremo nei Vangeli delle prossime domeniche.
Dunque il miracolo della moltiplicazione dei pani richiama il miracolo dell’Eucaristia. L’Eucaristia è un miracolo. Ogni qualvolta noi partecipiamo alla Messa assistiamo a un miracolo: un miracolo avviene sull’altare! Nel silenzio e non nel fragore, nella semplicità e non nel fasto, nell’umiltà delle forme e non nello spettacolare, accade un miracolo; un miracolo più grande di quello compiuto da Gesù il giorno in cui moltiplicò il pane per la folla; qui il pane diventa il Corpo e il vino il Sangue del Signore. Accade la ‘transustanziazione’, la sostanza del pane e la sostanza del vino vengono trasformate e lasciano il posto al Corpo e al Sangue di Gesù, pur conservando all’esterno le caratteristiche proprie del pane e del vino. Il sacerdote è ‘uomo di miracoli’; di più dovremmo ricordarcelo noi preti, e di più, forse, dovrebbero ricordarlo anche i fedeli. Tra le mani del sacerdote avvengono miracoli!
Il giorno della moltiplicazione dei pani mezza Galilea dovette essere stata messa sottosopra, in subbuglio; cinquemila persone raccontavano entusiaste, stupite e meravigliate: “Abbiamo mangiato un pane miracoloso!” E noi? Noi, popolo cristiano, nell’uscire dalla Messa usciamo stupiti, meravigliati, entusiasti, felici, sorpresi, coscienti e capaci di dire: “Abbiamo mangiato un pane miracoloso? Abbiamo portato dentro di noi non semplice pane, ma Gesù stesso!” Come dovrebbe cambiare l’aria, il clima umano e spirituale di un paese, di una città, quando dalla Messa esce un popolo che ha assistito a un miracolo e ha mangiato quel ‘pane’! Il Signore aumenti la nostra fede.
don Giovanni Unterberger