4^ domenica del Tempo ordinario

Tiziano – Cristo, il giardiniere – 1553

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(Dt 18,15-20;   1Cor 7,32-35;   Mc 1,21-28)

Duomo di Belluno, 31 gennaio 2021

Timoteo era un ebreo che viveva nella città di Listra, in Galazia, antica provincia dell’odierna Turchia. A Listra, nell’anno 50 d.C., arrivarono l’apostolo Paolo e Barnaba a predicare il Vangelo. Timoteo si convertì, e divenne un fedele collaboratore di Paolo; seguì l’apostolo nei suoi viaggi di evangelizzazione, ricevette da lui compiti importanti, e fu da lui posto, come vescovo, a capo della fiorente comunità cristiana di Efeso.

A Timoteo Paolo indirizzò due lettere, nella seconda delle quali scrisse: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità, per perdersi dietro alle favole” (2Tm 4,1-4). Già nei primi tempi del cristianesimo il messaggio di Gesù era venuto a trovarsi in mezzo a mille altre dottrine, a mille altre idee e correnti di pensiero, che col pensiero di Cristo contrastavano, e alle quali la gente volentieri si rivolgeva. Fenomeno di allora, di tutti i tempi, e anche di oggi.

Ma il Vangelo che abbiamo ora ascoltato ci ha parlato di un maestro che insegnava con vera autorità, un’autorità riconosciuta, che si imponeva agli ascoltatori in modo forte, chiaro e ineludibile; che faceva esclamare: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità”. Quell’insegnamento, l’insegnamento di Gesù, era un insegnamento ‘liberante’, che quel giorno a Cafarnao addirittura liberò dal diavolo un indemoniato: “Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”, esclamò stupita, e quasi incredula, la gente.

Non tutti gli insegnamenti sono veramente autorevoli, benché tutti si presentino tali. Veramente autorevole è quello che ha in sé la verità, la verità di cui ha bisogno il cuore dell’uomo; la verità che libera l’uomo dall’errore, dalla paura, dall’incertezza, dal rimorso, dagli sbagli passati, dal peccato… perfino dal peccato; un insegnamento che dice: “Ti sono perdonati i tuoi peccati, va’ in pace”. Quale maestro può dire così, se non Colui che è Dio, e che è morto in croce per perdonare i peccati? Quale maestro può dire: “Abbi fiducia, il Signore ha cura di te”, se non Colui che è disceso dal cielo per prendersi cura dell’uomo? E quale maestro di questo mondo può dire: “Non temere neppure la morte, perché non morirai per sempre”, se non Colui che ha risuscitato dei morti, ed è risorto lui stesso? Vero maestro è Gesù Cristo!

Domenica scorsa la Chiesa ha celebrato la domenica della Parola di Dio, invitandoci ancora una volta a leggere e meditare la Sacra Scrittura. Leggere e meditare la Bibbia, e in particolare i Vangeli, è mettersi sotto l’autorità dell’insegnamento di Gesù. Chi lo fa, fa un’esperienza esaltante; sperimenta sempre più, mano a mano che procede in questo esercizio, quanto sia vera e profonda l’autorità di Gesù sulla sua vita; quanto sia liberante; sempre più liberante! Davvero dobbiamo dire che molti si rivolgono ad altri maestri e ad altri insegnamenti perché non conoscono il Maestro vero, il suo insegnamento buono; non hanno mai letto il Vangelo, pur battezzati e confermati con la santa Cresima.

Chissà quanto sarà stato contento Gesù, quel giorno a Cafarnao, nel vedere che quella gente riconosceva la verità e l’autorità di quanto egli le andava dicendo, e magari cresceva ulteriormente nel volerlo ascoltare ancora! Non dimentichiamo: ogni volta che noi apriremo il Vangelo per meditare la parola del Signore, non solo noi avvertiremo il beneficio dell’autorità salvifica di quella parola, ma insieme daremo grande gioia al Signore; lo faremo contento!

don Giovanni Unterberger

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