Ricordare

Quante volte ho dimenticato delle cose! un libro che mi serviva per la lezione, gli occhiali (chissà mai dove li avrò posati…), e una volta perfino l’automobile. Ero arrivato in macchina da fuori Belluno, per celebrare la Messa, e l’avevo parcheggiata poco lontano dal duomo; ma, terminata la celebrazione, dell’auto non mi sono più ricordato, e ho fatto ritorno in Seminario, come il solito, a piedi. Il mattino seguente scendo nel parcheggio del Seminario, e l’auto non c’è… Sorpresa! Al primo momento pensai addirittura l’avessero rubata, poi mi ricordai…

Di dimenticanze la mia giornata è abbondantemente segnata, specialmente ora, causa l’età avanzata; per cui mio necessario impegno diventa fare le cose, anche le più semplici e ordinarie, con particolare attenzione e presenza di spirito.

Ricordare è importante. Ricordare, ad esempio, che siamo stati generati, che non c’eravamo, e un certo giorno abbiamo cominciato ad esistere. Ciò ci riporta alla verità di noi stessi: siamo ‘dono’, assoluta e totale gratuità. E così viene tagliato alla radice ogni ‘vanto’! Il nostro pensiero e il nostro cuore vanno, riconoscenti, a chi ci ha dato la vita, i nostri genitori. Come dimenticarli?

E’ importante ricordare chi ci ha fatto crescere, ci ha educato, istruito, corretto, anche castigato (forse che non era giusto e non ne avevamo bisogno…?): quanti volti, quante mani, quanti gesti, quante voci ci vengono in mente! E in benedizione. Se siamo ciò che siamo, è merito di molti; non ci siamo fatti da noi.

Ed è importante saper estendere la memoria ancora più lontano… ai tempi che ci hanno preceduto, alla storia dell’umanità. E’ stato detto che noi oggi, con le nostre conoscenze e la nostra civiltà, siamo ‘un nano sulle spalle di un gigante’. Come non ricordare i tanti geni dell’umanità che con le loro scoperte e invenzioni hanno portato avanti e permesso il progresso di cui oggi noi beneficiamo?

E siccome non siamo solo corpo, ma anche anima, come non ricordare il lungo susseguirsi di generazioni cristiane che, a partire da Cristo, hanno vissuto e trasmesso la fede (in certi periodi della storia anche a prezzo di sangue e col martirio), facendola arrivare fino a noi? Il mio nonno quando, alla fine delle visite che gli facevamo, ci vedeva salire in auto per il ritorno, stando sulla porta di casa ci benediva tracciando verso di noi un segno di croce. Fede ricevuta e trasmessa…

Ricordare, non dimenticare, ci fa bene al cuore; ci fa sentire dentro un immenso flusso di vita, ci tiene legati alle radici, non ci fa sentire soli. E’ ‘vivere’.

Ma se ci sono cose che rischiamo di dimenticare mentre vanno ricordate, ce ne sono altre che andrebbero dimenticate e che invece ricordiamo. Sono, ad esempio, i torti e le offese ricevute; si sono stampate nella memoria e non se escono più. Sì, magari col tempo sbiadiscono, ma di tanto in tanto riaffiorano, come a dire: ci siamo ancora! E sì che abbiamo perdonato…! Il perdono lo si dà con la volontà, ma la volontà non ha pieni poteri sulla memoria (la memoria è una facoltà indipendente dalla volontà), per cui è possibile il perdono col persistere del ricordo delle offese. Pertanto non dubitiamo d’aver perdonato se ancora ricordiamo…; semmai, ad ogni ritorno di memoria, rinnoviamo, con la volontà, il perdono.

Da non ricordare, perché ci sono stati perdonati e non esistono più, sono anche i peccati e gli errori commessi. Può essere che le conseguenze negative perdurino ancora, e che siano da sopportare ed affrontare, ma ‘la colpa’ di quei comportamenti, se ce ne siamo pentiti e li abbiamo messi davanti a Dio nel sacramento della Confessione, è stata distrutta. Dio dice nel libro del profeta Geremia: “Io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Gr 31,34). E’ Satana, l’‘accusatore’, come lo chiama la Bibbia (cfr Ap 12,10), che vuole toglierci la pace del cuore richiamandoci alla mente i nostri errori passati. Papa Francesco in una sua recente omelia ha detto: “ Il tentatore, il diavolo, insiste proprio sulle nostre miserie, sulle nostre mani vuote: ‘In tanti anni non sei migliorato, non hai realizzato quel che potevi, non sei stato sempre fedele, hai peccato …’ e così via. Ognuno di noi conosce bene questa storia e queste parole. Ma noi sappiamo, e la nostra fede ce lo assicura: Dio è misericordia e perdono” (Omelia, 1 febbraio 2010).

Ricordare! Ricordare ciò che va ricordato. Accanto a quanto detto, ricordare gli immensi e continui doni di Dio, sia nell’ordine materiale che in quello spirituale (una piccola domanda: a sera della domenica in cui siamo stati a Messa, ricordiamo il Vangelo udito? e ricordiamo che ci siamo cibati del Corpo e del Sangue del Signore? o già tutto dimenticato?). E ancora un’ultima cosa: ricordare che siamo ‘da Dio ricordati’. Al popolo di Israele che diceva: “Il Signore ci ha abbandonati”, egli rispose: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49),14-15). E ricordiamo di ripulire la memoria da ciò che non va più ricordato. Ci aiuti in tutto questo il Signore.

Don Giovanni Unterberger

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