Festa di Cristo Re

Michelangelo Buonarroti – Particolare del Giudizio Universale – 1536-1541

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(Dn 7,13-14; Ap 1,5-8; Gv 18, 33b-37)

Sabato 20 novembre 2021, risalente a sabato 24 novembre 2012

“Sì, io sono re. Non ho un esercito, non ho soldati; sono nelle tue mani, inerme e indifeso; eppure io sono re. Non sono re come i re di questo mondo, ma sono re!

Pilato non avrà capito; quel prigioniero che gli stava davanti, e che si proclamava re, gli sarà parso un esaltato, un megalomane, un fuori di testa. Come poteva dirsi “re”?

Gesù era un re d’amore. Il suo regno sarebbe stato un regno d’amore. Per i suoi sudditi egli avrebbe dato la vita; di lì a poco avrebbe versato il suo sangue e sarebbe stato appeso ad una croce. Su quella croce, sopra il capo di quel giustiziato, Pilato avrebbe fatto apporre la scritta: “Gesù Nazareno, re dei Giudei”; scritta redatta – dice l’evangelista Giovanni – in ebraico, in latino e in greco (Gv 19,20), le tre lingue del mondo allora conosciuto, come a proclamare, seppure a propria insaputa, una regalità universale. Sì, Cristo è re dell’universo, è re universale perché universale è l’amore.

Regnavit a ligno Deus”, Cristo è re dalla croce, canta commosso l’Inno “Vexilla regis prodeunt”, uno tra i più begli inni della liturgia della Chiesa, inno che viene cantato nel tempo di passione e di settimana santa.

C’è un momento, nelle celebrazioni solenni, quelle presiedute dal Vescovo o anche da un semplice sacerdote, quando si usa l’incenso, in cui, all’inizio della messa – e all’offertorio – viene incensato l’altare, e viene incensata la croce, il crocifisso. Per me, quello, è un momento che sempre mi commuove. Il Vescovo, il sacerdote, tutta l’assemblea riunita in preghiera, nell’atto di celebrare il gesto più alto del culto, l’Eucaristia, si ferma a rendere omaggio, ad incensare il proprio re, il proprio re crocifisso,

Cristo è re d’amore. Deposto dalla croce, messo nel sepolcro, risorto il terzo giorno, Gesù andò a riprendersi i suoi discepoli, a radunare e a stringere a sé di nuovo in un abbraccio affettuoso, i suoi amici. “Pace a voi!”, disse loro apparendo nel cenacolo la sera di Pasqua. Erano stati tutti dei disertori, quei suoi amici, l’avevano abbandonato e lasciato solo nel momento del pericolo e della prova, eppure per lui, per Gesù, quelle persone erano ancora e per sempre suoi amici!

C’è forse a questo mondo un re come questo re? Pilato non poteva capire…Ma noi capiamo, noi sappiamo! E se la regalità umana e il potere umano, alle volte, ci fanno paura, non ci fa paura la regalità e il potere di questo re. Egli è re d’amore.

C’è un salmo che dice: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia”. E il salmo ripete: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria” (Sal 24, 7-10). È il salmo per noi, per noi in questa festa di Cristo Re, in cui siamo invitati ad accogliere su di noi e sulla nostra vita la sua regalità, la sua signoria. La nostra vita avrà solo bene dalla regalità di Cristo.

Venga il tuo regno”, ci ha insegnato a dire Gesù. Nella preghiera del “Padre nostro” Gesù ha voluto inserire questa richiesta, questa domanda, come richiesta e domanda essenziale: “Venga il tuo regno”, o Signore!

Nelle parole che introducono immediatamente la preghiera eucaristica, il Prefazio, la liturgia ci dirà come è fatto questo regno, quali siano le sue caratteristiche. Il sacerdote dirà: Venga il regno di Cristo, “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”. Non abbiamo forse bisogno di un regno così? Non ha forse bisogno il nostro cuore di verità, di vita, di santità, di giustizia, di amore, di pace? Solo sotto la signoria di Cristo tutto ciò sarà possibile, e tutto ciò ci verrà dato.

E allora guardiamo nel nostro cuore e nella nostra vita, guardiamo ciò che in essa ancora non è di Cristo, ciò che ancora non si piega alla volontà di Cristo; c’è ancora della ribellione nel nostro cuore alla sua regalità. Che la sua grazia, unita al nostro sforzo e alla nostra buona volontà, vinca ogni cattiva nostra resistenza.

E allarghiamo lo sguardo, il cuore e la preghiera a tutto il mondo. Che tutto il mondo diventi presto regno di Dio, diventi il luogo ove Cristo è riconosciuto, accettato e accolto, perché il mondo possa vivere e avere in lui pace e salvezza.

Don Giovanni Unterberger

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