21^ domenica del Tempo ordinario

Cosimo Rosselli – Discorso della montagna e guarigione del lebbroso – 1481-82

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(Is 66,18b-21; Ebr 12,5-7. 11-13; Lc 13,22-30)

Sabato 27 agosto 2022, risalente al 24 agosto 2013

Quel tale che chiese a Gesù: “Sono pochi quelli che si salvano?” doveva essere un uomo che aveva impostato bene la propria vita; per lo meno non l’aveva limitata e rinchiusa dentro l’orizzonte ristretto di questa vita terrena, ma la teneva aperta all’aldilà; credeva in un aldilà ed aveva ben presente il problema della salvezza  eterna; della salvezza eterna propria, e della salvezza eterna di tutti.

“Signore, sono pochi quelli che si salvano?” è una domanda che affiora talvolta anche alla nostra mente e che sale talvolta anche dal nostro cuore. Gesù non risponde direttamente a questa domanda; egli ritiene più importante che ciascuno si impegni a fare ciò che è necessario fare per essere salvo.

E dice: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare e non ci riusciranno”. Quel “molti cercheranno di entrare e non ci riusciranno” non vuole automaticamente e direttamente dire: sono molti coloro che si perdono e che vanno all’inferno: il numero di quanti si salvano e di quanti non si salvano resta un mistero nel cuore di Dio. Le parole di Gesù sono piuttosto un  serio e severo avvertimento: prospettano la vera e reale possibilità per l’uomo di andare perduto per sempre, di cadere all’inferno. L’uomo che si chiudesse coscientemente, totalmente e definitivamente a Dio si condannerebbe all’inferno. La libertà dell’uomo è capace anche di questa estrema e terribile eventualità riguardo al proprio destino.

L’invito di Gesù è “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Qual è la porta stretta attraverso la quale Gesù ci invita a passare?  Forse ci viene subito da pensare ai dieci comandamenti, ad una legge morale da vivere e da osservare. Gesù ci aiuta col Vangelo di Giovanni là ove egli dice: “Io sono la porta; chi entra attraverso di me sarà salvo; entrerà ed uscirà e troverà pascolo, troverà  la vita” (Gv 10.9).  Gesù è la porta. La porta è lui, è una persona, non è una legge; la porta è Gesù stesso. Questo è molto bello, perché noi non siamo fatti per una legge da osservare, ma per una persona da amare, da conoscere, con cui vivere, da cui sentirci amati. Gesù è la porta attraverso cui passare.

Ma perché mai Gesù dice di sé di essere una porta “stretta”? Perché Gesù è una “porta stretta”? Passare attraverso la porta che è Gesù significa e richiede di conformarci a Gesù, significa e richiede di assumere la misura, le dimensioni, le proporzioni di Gesù. Ma noi siamo molto più “larghi” di Gesù, abbiamo tante cose che ci ingombrano; siamo colmi di “borse”, di “zaini”, di “valigie”, di cose che ci portiamo dietro, per cui la porta che è Gesù ci risulta essere una porta stretta. Ma in realtà non è Gesù-porta ad essere stretta; Gesù è una porta a perfetta misura d’uomo, perché è l’uomo perfetto, perché ciascuno di noi è fatto, nel suo profondo, per avere le dimensioni, la misura e le proporzioni esatte di Gesù; solo che noi abbiamo tante cose in più.

Abbiamo sacchi di orgoglio; abbiamo zaini pieni di pigrizie, di intemperanze, di avidità, di impurità, di risentimenti, di affetti disordinati; abbiamo valigie piene di tante cose: oggetti, progetti, situazioni non limpide a cui non siamo disposti a rinunciare. Con tutte queste cose come potremmo passare attraverso la porta-Gesù, che è una porta santa, libera e affrancata da tutte queste cose cattive e sbagliate?

Davvero si rende necessario uno sforzo di spogliazione, di liberazione, di purificazione. Capiamo bene perché Gesù dice: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Occorre, ci è necessario uno sforzo, e uno sforzo non da poco. Ritorna forte e deciso, allora, il richiamo di tutti i maestri di spirito, ma prima di loro di Gesù stesso, alla mortificazione, alla lotta contro le proprie passioni, contro ciò che nella nostra vita non fosse ancora “cristiano”, non fosse ancora secondo Gesù. Perché per entrare attraverso la porta-Gesù occorre diventare come Gesù, somiglianti a Gesù, acquistare le dimensioni di Gesù.

Sforzo e fatica, sì, ma per entrare nella vita, per non rimanere fuori della porta, per non trovare la porta, la porta dell’eternità e della salvezza, chiusa. In quel giorno non varrebbe dire: “Signore, abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Gesù

ci dovrebbe rispondere, e chissà non quanta sofferenza nel cuore: “Non so di dove siete. Allontanatevi da m,e. Non vi conosco. Siete troppo diversi da me”.

Guardiamo alla porta-Gesù, desideriamo lui-porta, sforziamoci di conformarci a quella “porta”, e allora potremo entrare attraverso di essa ed avere la vita.

don Giovanni Unterberger

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