Umiltà

 

Poche cose sono contrarie alla nostra natura quanto l’umiltà. Forse altrettanto lo è soltanto la sofferenza, il dolore. L’umiltà ci è proprio contraria, perché essa chiede la morte del nostro “io” superbo ed orgoglioso, che è la radice malata più profonda del nostro essere. Radice malata e nefasta, radice avvelenata e velenosa, che è causa di tanti mali, di tanti contrasti, litigi, lotte, sopraffazioni, incomprensioni, cattiverie, guerre.

L’umiltà ci è virtù quanto mai necessaria. Essa pone l’uomo, anzitutto, nella verità di se stesso. Chi è l’uomo? L’uomo è creatura; l’uomo è stato fatto da un Altro, l’uomo non si è fatto da sé. Riconoscere questa realtà è porsi nella verità di se stessi, è avere il giusto e corretto concetto di sé; è rimanere collocati al proprio posto. E collocati al proprio posto si sta bene; fuori del proprio posto si sta male.

L’umiltà ci fa riconoscere “dipendenza”. Siamo dipendenti da un’infinità di cose e di persone: dall’aria che respiriamo, dal sole che ci illumina e riscalda, dal cibo che mangiamo, dall’affetto dei nostri cari, dai servizi che lo Stato ci procura… Siamo dipendenti, non siamo autosufficienti.

L’umiltà ci apre al prossimo e ci rende possibile la comunicazione e la comunione. L’umiltà favorisce al massimo ciò di cui abbiamo estremo bisogno: la relazione. Senza relazioni, e senza relazioni buone, positive, rispettose, cordiali, tenere non possiamo vivere sereni e felici. Solo l’umiltà rende possibili relazioni così. L’orgoglio chiude e stronca ogni relazione.

L’umiltà spunta l’arma del giudizio e dell’accusa. Sia dell’accusa verso se stessi che dell’accusa verso il prossimo. L’umile sa accettare con pazienza e con misericordia i propri errori e le proprie debolezze, i propri difetti e le proprie colpe; non si accusa e non si condanna. Riconosce il male fatto, si impegna a non compierlo più, ma si accetta imperfetto e debole, in via di perfezione. E non giudica e non condanna neppure il prossimo, il fratello e la sorella che possono avere sbagliato; riconosce di essere della loro stessa pasta, e nutre per essi pietà, compassione e comprensione.

L’umiltà rende liberi da se stessi, non tiene l’uomo prigioniero di una immagine perfetta di sé da presentare e da esibire; libera dallo sforzo e dalla fatica di prevalere sugli altri, di essere sempre il primo della classe, di farsi apprezzare in tutti i modi e a tutti i costi. In questo senso l’umiltà è sorgente e fonte di pace profonda e di serenità.

L’umiltà è l’antidoto più valido e più efficace alla violenza; pone l’uomo in atteggiamento di completo disarmo; lo rende incapace di offesa, anche se offeso.

L’umiltà, essendo apertura al prossimo, rende possibile che all’umile arrivino i doni del prossimo, i beni e le cose buone del prossimo, così da venirne arricchito.

L’umiltà è madre di tante virtù: genera mitezza, riconoscenza, attenzione al fratello, capacità di ascolto, disponibilità al servizio, obbedienza.

All’umile tutti sentono di poter volere bene, e di poter stare con lui in piena tranquillità, perché l’umile non è in nessun modo “minaccia”; ciò che invece è il superbo e l’orgoglioso.

Vale la pena perseguire l’umiltà! E’ un bene troppo grande per l’uomo. Ed è un bene da chiedere, cercando di guardare a Cristo che ha detto: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro alle vostre anime” (Mt 11,29).

Questa voce è stata pubblicata in Riflessioni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.